Tutto ha un senso
Quando Yosef rivela la sua identità ai fratelli, la Torà ci dice: “E Yosef disse ai suoi fratelli, ‘Io sono Yosef’” (Bereshit 45:3)
Il Chafetz Chaim commenta che dal momento in cui i fratelli sono arrivati in Egitto per procurarsi il cibo – quando Yosef parla con loro duramente accusandoli di essere delle spie – erano perplessi su cosa stesse accadendo e come mai stesse accadendo. Entrambe le volte in cui hanno incontrato Yosef avevano molte domande sulla situazione. Non appena sentono le parole “Io sono Yosef” tutte le domande trovano risposta. La difficoltà che hanno avuto nel capire il significato nascosto dietro agli eventi – perché Yosef li accusa di essere spie, poi però li tratta bene; li accusa di mentire e di rubare, ma gli offre un banchetto, poi insiste affinché portino in Egitto il fratello minore etc. – vengono completamente chiarite.
Allo stesso modo dice il Chafetz Chaimm, quando il mondo intero sentirà le parole “Io sono il Signore”, durante la redenzione finale del popolo ebraico, tutte le domande e le difficoltà che ognuno ha avuto nel comprendere la storia del mondo e le sue sofferenze, troveranno risposta. Tutto sarà chiarito e capito. Tutti vedranno come la Mano dell’Onnipotente ha mosso tutto per il bene di ognuno.
Quando si realizza che HaShem ha un piano e uno scopo per ogni singolo evento che accade, si riesce a dare un senso alle sofferenze e alle difficoltà.
Quando una persona trova un senso alle sofferenze, diventa più facile affrontarle. Non c’è bisogno di aspettare la redenzione finale per essere consapevoli del fatto che HaShem ha uno scopo ben preciso che si nasconde dietro a ogni evento. Anche se non conosciamo l’esatto significato di un evento particolare, la consapevolezza che tutto ha un senso ultimo, ci permetterà di vedere la situazione in modo positivo anche se doloroso.
Dvar Toràh basato su “Growth Through Torah” di Rav Zelig Pliskin
Riadattamento del link: http://www.aish.com/tp/ss/ssw/48880232.html
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