Tra le Perle dello Sforno - Shemòt
Rabbenu ‘Ovadià Sforno fu un grandissimo commentatore della Torà, nato attorno all’anno 5240 (‘480 E.V.) in Italia. Grandissimo chakham in tutti i campi della Torà, ha approfondito anche medicina e altri campi scientifici. Si stabilì a Bologna, dove studiava e insegnava Torà occupandosi anche del pubblico. Fu medico e Dayan ~ giudice, oltre che Rosh Yeshivàh. E’ scomparso circa nel 5310 (‘550). Tra i numerosi testi che ha scritto il più famoso è il commento sulla Torà, ma scrisse anche commenti su parte di Neviim e dei Ketuvim.
La Parashà e il libro di Shemot si aprono con seguenti versi (Shemot 1:1-4):
E questi sono i nomi dei figli di Israel che sono giunti in Egitto, sono giunti Ya’aqov e ogni uomo con il suo casato. Reuven, Shim’on, Levì e Yehudàh, Issakhar, Zevulun e Biniamin, Dan e Naftalì, Gad e Asher.
Perché aprire tutto il discorso con “E questi sono i nomi…”? Sappiamo già dal libro di Bereshit quali sono i nomi dei figli di Ya’aqov, sappiamo che sono giunti in Egitto e conosciamo la storia di quanto avvenuto! Perché quindi introdurre tutto ciò?
Lo Sforno illustra (Shemot 1:1):
"ואלה שמות ''
אלה הנזכרים בכאן היו ראוים להודע בשם כי כל אחד מהם ראוי להיות נחשב איש על שמו המורה על צורתו האישיית. ואלה כל ימי חייהם היו למאורות, ולא יצא הדור לתרבות רעה, היו הצדיקים שבבניהם כל כך חשובים בעיני א-להים ואדם. אמנם אחרי מותם לא
"E questi sono i nomi"
Coloro che sono ricordati qui erano idonei a essere menzionati per nome, perché ognuno di loro aveva un nome che indicava le sue specifiche grandissime virtù. Per tutta la vita furono dei luminari e fecero sì che la generazione non prendesse una cattiva condotta. Però dopo la loro morte anche gli tzaddiqìm non erano più così importanti agli occhi del Signore e dell’Uomo.
Lo Sforno ci spiega che la Torà non scrive un semplice elenco di nomi. Ci dice che le figure rappresentate proprio dai quei nomi hanno fatto la storia. Ognuno di quei personaggi era una persona che ha illuminato la sua generazione con le proprie azioni e la propria condotta, e ha fatto la differenza. Ognuno con la sua strada, descritta dal proprio nome.
Così anche noi dobbiamo riuscire a trovare il nostro percorso, per essere d’esempio per noi stessi e per gli altri. Come? Legandoci alla radice, alla fonte della vita, la Torà, che ci illustra come comportarci. Quella generazione infatti era legata a Ya’aqov, che deteneva lo studio della Toràh orale [al tempo non c’era ancora praticamente nessuna forma scritta]. Dalla generazione successiva, si è andati a calare. L’attaccamento a grandi chakhamim studiosi di Torà è quanto ci porta avanti, illumina le nostre strade e il nostro cammino.
Comments