Moshè e l'amore nel servire l'Eterno
Ecco che troviamo riguardo a Moshè che nel momento in cui il Signore gli decretò che non poteva entrare nella terra d'Israele, supplicò l'Eterno piangendo e pregando 515 Tefillòt secondo il valore numerico della parola "Wahetchannàn". E certamente si può dire che ogni preghiera era di qualità migliore alla precedente. Inoltre ci insegnano i nostri Maestri che Moshè era pronto persino a entrare nella terra d'Israele come un volatile o come un animale, pur di non morire prima di entrare in Israele.
Apparentemente dobbiamo porgerci una domanda: è risaputo che tutto l'obiettivo dell'ebreo in questo mondo è di meritare la vita eterna nel Gan Eden, dopo la morte. Se è così, dopo che l'Eterno promise a Moshè che avrebbe avuto parte nel Gan Eden, perché Moshè supplicò così tanto il Signore di dargli la possibilità di vivere un altro po'? Cosa è meglio di meritare il Gan Eden?
La risposta è: Moshè non cercava ricompense. Moshè voleva continuare a vivere per poter servire il Signore e compiere le mitzwòt. È come se Moshè avesse detto all'Eterno: "Signore del mondo, io non voglio né ricompensa né Gan Eden, voglio soltanto continuare a servirTi in questo mondo! Sono pronto a soffrire in questo mondo, l'unica cosa concedimi la possibilità di continuare a servirti ancora e ancora".
Questo è l'unico motivo per cui Moshè voleva continuare a vivere, e non per qualcos'altro!!109
109 Testi tratti dal libro "Netivè Or" del Rav Nissim Yaghèn
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