La Superbia e L'Umiltà
Da Perle di Torà
di rav Immanuel Piazza
La nostra Parashà si occupa delle regole riguardanti la purificazione di colui che è affetto dalla Tzaràat. Nel cap. 14:4 è scritto: "Allora il Sacerdote ordinerà di prendere per la persona da purificare due uccelli vivi e puri, un ramo di cedro, un filo di lana colorato di scarlatto e dell'isopo".
Il commentatore Rashi zz"l spiega che la Tzaraàt colpisce colui che è superbo: per questo la Torà gli comanda di prendere proprio un ramo di cedro. Infatti, colui che è superbo assomiglia all'albero di cedro che è il più alto tra tutti gli alberi, allo stesso modo colui che è superbo si sente più in alto degli altri. Qual è quindi la cura per colui che è affetto dalla Tzaràat? L'umiltà. Proprio per questo la Torà gli comanda di portare il "filo di lana colorato di scarlatto", che è un verme, e "l'issopo" che è la specie più bassa tra tutte le erbe.
Mi sembra il caso di far notare quanto i "Ghedolè Israel" (lett. i grandi d'Israele), ossia i nostri Maestri, s'impegnano nel migliorare questa importante qualità: l'umiltà. Per questo riporterò il racconto seguente. Si racconta riguardo al grande Tzadìk (giusto), rav Zusha di Anipoli zz"l, che fosse molto povero e non avesse i soldi per pagare la dote a sua figlia. I suoi parenti gli fecero pressione affinché s'impegnasse a guadagnare la somma, tuttavia il rav aveva fede nell'Eterno, ed era sicuro che il Signore stesso gli avrebbe fatto arrivare in qualche modo quei soldi senza nessuna fatica. Una volta quando Rav Zusha era presso il suo Maestro zz"l, il "Maghid di Mèztriz", quest'ultimo gli disse: "Io lo so che non hai i soldi per far sposare tua figlia, prendi questi 500 rubbel (nome di una moneta). Il Signore ti benedica che tua figlia trovi al più presto un buon marito". Durante la strada di ritorno Rav Zusha pernottò in un albergo, all'improvviso sentì delle persone che piangevano. Allora chiese al padrone dell'albergo: "Cosa è successo?". Costui rispose: "Stava per essere effettuato un matrimonio di una sposa orfana di padre, però proprio poco prima della Chupà, la mamma della sposa ha scoperto di aver perso i soldi della dote: 500 rubbal. Lo sposo che anche lui è orfano e povero ha dichiarato che è pronto a sposarsi soltanto se riceverà i soldi della dote prima della Chupà...". Rav Zusha entrò tra il pubblico e facendo finta di aver ritrovato i soldi, dichiarò: "Signori miei ho ritrovato i soldi!". Così donò di tasca sua i soldi che aveva ricevuto dal suo Maestro per la dote di sua figlia. Un'aria di gioia si espanse tra i presenti: "B"H la Chupà verrà effettuata...". Tuttavia, Rav Zusha dichiarò che voleva 50 Rubel come ricompensa. "Non ti vergogni... non hai misericordia per una sposa orfana?", lo rimproverarono i presenti. Ad ogni modo Rav Zusha non si scoraggiò e non rinunciò ai 50 Rubel. I presenti però portarono Rav Zusha dal Capo Rabbino del luogo, che disse che secondo l'Halachà doveva restituire i 50 Rubel. Rav Zusha restituì i 50 rubel e fu cacciato dalla città con disprezzo e vergona. Dopo qualche giorno il suo Maestro, il "Maghid di Meztriz", venne a sapere dell'accaduto e chiamò Rav Zusha e gli chiese: "Come è possibile che ti sei comportato in quel modo?". Gli rispose allora Rav Zusha: "Quando ho visto quanto la sposa orfana soffriva, ho avuto misericordia di lei e sul posto ho deciso di far finta di aver ritrovato i soldi persi, donandogli invece i 500 rubel di tasca mia, senza rivelarlo a nessuno. Tuttavia nel momento in cui sono entrato nella mia stanza per prendere i soldi, il mio "yetzer harà" (l'istinto malvagio) cominciò a farmi pensare: "Zusha, sei un giusto! Sei misericordioso come Abramo", ed altre lodi.... A quel punto ho chiesto al mio "istinto malvagio": "Vuoi forse farmi riempire di superbia? Ti faccio vedere in che modo mi cacceranno dalla città con disprezzo e vergogna...".
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