La saggezza del rav Iechezkiel Lando
È scritto nella nostra Parashà (Devarìm cap.1,v.16) :
"Giudicate con giustizia tra un uomo e suo fratello".
Si racconta che una volta un ricco commerciante di vino comprò in Ungheria un grande numero di botti di vino, e assieme al suo aiutante, le portarono a Praga. Durante il loro viaggio, un venerdì si fermarono in una locanda per passare lo Shabbat. Dal momento che è proibito prendere in mano i soldi di Shabbat, l'aiutante temendo che il suo stipendio venisse rubato, nascose i suoi soldi tra le botti di vino. Occupato nel nascondere i soldi, non si accorse che il commerciante lo pedinava. Quando se ne andò, venne il commerciante e glieli rubò. All'uscita di Shabbat l'aiutante andò a frugare tra le botte per riprendere i suoi soldi, ma i soldi non c'erano! L'aiutante sospettò subito che l'autore del furto fosse il commerciante, quindi andarono al Tribunale Rabbinico, presso il Rav Iechezkiel Lando, autore della famosa opera Nodà BiYehudà. Il Rav chiamò i due per il processo. Quando il commerciante arrivò, immediatamente cominciò a urlare: "Forse il mio aiutante sospetta che sono il ladro? In questo modo mi ripaga tutto il bene che gli ho fatto per tutto questo tempo?". Quindi disse il rav al commerciante: "Mi perdoni, io vedo che sei una persona onesta e non sospetto che tu abbia rubato i soldi; evidentemente uno dei cocchieri non ebrei è l'autore del furto". "È proprio così", disse il commerciante. Il rav, con saggezza, disse: "Se è così, ossia se è un non ebreo il colpevole, tu non devi restituire i soldi del furto. Tuttavia devi buttare tutto il vino, poiché dobbiamo sospettare che il ladro non ebreo durante il furto abbia toccato il vino rendendolo così non kasher!". Il commerciante, sentendo le parole del rav, cominciò a piangere e immediatamente ammise che era lui stesso il ladro e che inoltre era pronto a restituire i soldi. "No!" - disse il Rav - "Non ti credo! Poiché i nostri Maestri hanno insegnato: -Una persona non fa di se stesso un malvagio- ossia una persona che si autoaccusa di aver commesso un peccato, non la crediamo. Inoltre, come posso crederti: forse ammetti di essere il ladro soltanto perché vuoi salvare la tua merce?". Il commerciante diede le prove di essere lui il ladro, tuttavia il rav non accettò. Il Rav disse che non gli avrebbe creduto a meno che non avesse giurato di essere il colpevole, nel Bet haKeneset, di fronte a tutto il pubblico. Inoltre avrebbe dovuto aggiungere alla somma che doveva restituire anche una multa. Il commerciante accettò e si comportò così, solo allora il rav permise di bere il vino59.
59 Tratto dal libro WeQarata leShabbat Onegh di rav Israel Yosef
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