La Parashà...in brevissima - Beshallach
Il Popolo Ebraico lascia l’Egitto. Il Faraone si pente di averli lasciati andare e li insegue, portandosi carri scelti e un enorme esercito. Gli ebrei si ribellano e piangono a Moshe : “Non c’erano abbastanza tombe in Egitto?
Perche ci hai portato qui per morire nel deserto?”
Yam Suf – Mare dei Giunchi (solitamente tradotto come Mar Rosso) si apre, gli ebrei lo attraversano. Gli egiziani li inseguono e il mare si riversa su di loro uccidendo gli egiziani. Moshe con gli uomini, e Miriam con le donne - ognuno in modo separato – intonano canti di gioia e lode per ringraziare HaShem.
Arrivano a Marà e si lamentano nuovamente per l’acqua amara. Moshe getta un certo tipo di pianta nell’acqua per renderla potabile. HaShem dice poi al Popolo: “Se presterai ascolto con attenzione alla parola dell’Eterno tuo Signore e farai quello che e giusto ai Suoi occhi, [se] presterai orecchio ai Suoi precetti e osserverai tutte le Sue norme, [allora] non ti infliggero alcuna delle infermità che ho fatto subire all’Egitto perché Io Sono l’Eterno, colui che ti guarisce” (Shemot cap.15 v.26).
Successivamente il popolo si lamenta per la mancanza di cibo; HaShem gli fornisce quaglie e manna (una porzione doppia era data il sesto giorno, in modo che bastasse anche per Shabbat). Moshe poi li istruisce per ciò che riguarda le regole dello Shabbat.
A Refidim, si ribellano nuovamente per l’acqua. HaShem dice a Moshe di colpire una roccia (successivamente nella
Torà gli dirà di parlare alla roccia, ma non qui) da cui comincia a sgorgare l’acqua. Infine, la Parashà si conclude con la guerra contro Amalèk e il comandamento di “Cancellare la memoria di Amalèk da sotto i Cieli”.
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