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La Parashà di Tetzawè

La Parashà di questa settimana continua a parlare del comando di costruire il Mishkàn (Tabernacolo), di produrre l’olio per la Menorà e preparare gli abiti per i Kohanìm. Dà poi istruzioni per la consacrazione dei Kohanim. La Parashàh si conclude con le istruzioni per fare l’incenso.





 


Vestiti simbolici

Nella Parashà di questa settimana troviamo una descrizione dettagliata degli otto indumenti che indossava il Kohèn Gadòl (Sommo Sacerdote): (1) il pettorale, (2) il grembiule, (3) la tunica, (4) il mantello, (5) il turbante, (6) la fascia, (7) lo tzitz (una lastra d’oro indossata sulla fronte) e (8) i pantaloni (Shemot 28:4, 28:36, 28:42). La Parashà continua descrivendo gli animali che si offrivano nel Tabernacolo.

Il Talmud (Arachìm 16a) si domanda come mai le due cose vengano raccontate proprio una dopo l’altra. Quale è il nesso fra gli abiti del Sommo Sacerdote e le offerte di animali?

Secondo il Talmud, entrambe portano espiazione. Il Talmud sviluppa questa idea elencando il simbolismo di ogni indumento:

La Tunica, ricorda la tunica di Yosèf ed espia il peccato di uccidere [perché la tunica di Yosef è stata macchiata di sangue, così da far pensare a Ya’aqòv che il figlio fosse morto].

I Pantaloni, pensati per coprire la nudità, espiano per il peccato di immoralità.

Il Turbante, che simboleggia la superbia, espia il peccato della superbia.

La Fascia, che copre il tronco del corpo, espia per i pensieri illeciti del cuore.

Il Pettorale (“Chòshen HaMishpàt”) espia per i giudizi (Mishpàt) falsi o corrotti.

Il Grembiule espia per il peccato di idolatria.

Il Mantello, con i campanellini attaccati all’estremità che suonano, espia per il suono negativo della Lashon Harà (ossia il parlare male di un altro ebreo, anche se si dice la verità – maggiori dettagli in italiano su http://shemirathalashon.blogspot.com/ ).

Lo Tzìtz espia la sfacciataggine.

Il Keliì Yaqàr  spiega che questi otto tipi di comportamento scorretto possono essere suddivisi in due categorie. L’idolatria, l’immoralità, l’omicidio e la lashàn harà sono gravi peccati di per sé. I restanti – corruzione nel giudicare, superbia, pensieri illeciti e sfacciataggine – sono generalmente delle caratteristiche indesiderabili a causa di cui c’è il rischio di commettere altri peccati.

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Dediche
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In memoria di Antonella bat Giuseppina z.l.
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