La Leshòn ha-arà (maldicenza) e la società
Da Perle di Torà
di rav Immanuel Piazza
Le Parashiòt Tazrì’à e Metzorà si occupano di colui che è stato colpito dalla Tsarà’ath. Il S. punisce con questa malattia della pelle colui che ha parlato con maldicenza nei confronti del suo prossimo (Leshòn Ha-arà).
E’ scritto nel Talmùd (trattato di Nedarìm pag.64): Abbiamo studiato che quattro persone vengono considerate come morte: il povero, colui che è colpito da Tsarà’ath, il cieco e colui che non ha figli…
Da dove si impara che colui che è colpito da Tsarà’ath è considerato come morto?
Lo impariamo dalla parashà di Baalotechà, quando Aharòn chiese a Mosè di pregare il S. per Miriàm che era stata colpita dalla Tsarà’ath dicendo: “non sia come una morta! “
Sorge spontanea a questo punto una domanda, ossia perché colui che è colpito da Tsarà’ath è considerato come un morto? Potremmo rispondere semplicemente dicendo a causa dei dolori e delle sofferenze provocate dalla malattia. Il Rav Chaiim Shmuelèviz zz"l nel suo libro Sichòt Mosàr respinge questa risposta e ne propone un’altra. Infatti, il S. non solo punisce con la Tsarà’ath colui che ha commesso il peccato della maldicenza, ma il peccatore in questione viene anche allontanato dall’accampamento fino alla sua completa guarigione come è scritto nella nostra Parashà44 : “da solo siederà fuori l’accampamento…”. In altre parole, il motivo per cui è considerato come un morto è perché viene isolato dal popolo, ossia non ha contatto con i vivi! Questa è la vera punizione per aver parlato male delle altre persone : non avendo valorizzato la società ne viene allontanato fino alla sua guarigione.
44 Cap. 13, v. 4
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