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L'isolamento della tzaràat



La Torà afferma per quanto riguarda la tzaràat: “Per tutti i giorni in cui avrà su di sè la lesione sarà impuro. Essendo egli impuro, abiterà da solo e la sua dimora sarà al di là dell’accampamento” (Vaiqrà 13:46).

La tzaràat è una malattia fisica di origine non naturale mandata per avvisare di astenersi dal parlare male degli altri.

Perché una persona affetta da tzaràat è obbligata a risiedere al di fuori dell’accampamento?

I nostri Maestri insegnano nel Talmud (Arakhìn 16b) che così come la persona affetta dalla tzaràat ha causato separazione fra le persone parlando male degli altri, egli stesso deve restare separato dagli altri. Questa non è vendetta, ma un comportamento che serve per insegnare una lezione. Stare da soli comporta grande sofferenza. Tutti hanno bisogno di altre persone. Alcuni hanno grande necessità di essere contornati dagli altri, essere isolati provoca molto dolore. Quando una persona affetta dalla tzaràat ha parlato male di qualcuno, gli ha causato danno e isolamento dai suoi amici e famigliari. Se colui che ha parlato male, proverà in prima persona cosa significa essere isolati, la prossima volta starà più attento a come parla.

Avere persone intorno è fonte di grandi benefici, tuttavia c’è un prezzo da pagare. Amici e parenti possono comportarsi in modo irritante. Rendendosi conto che l’alternativa sarebbe quella di restare soli, si vedrebbe la cosa come un piccolo prezzo da pagare per goderne i benefici. Quando si acquista un oggetto, ci si concentra generalmente su cosa si può guadagnare dall’acquisto e non tanto sulla spesa. Allo stesso modo, concentrandosi su cosa si può guadagnare stando con gli altri si porrà meno attenzione a eventuali “comportamenti fastidiosi”. Guardando gli altri in modo positivo si vivrà molto meglio piuttosto che passare il tempo cercando strategie su come fare in modo che gli altri smettano di darci fastidio. 


Dvar Torà basato su “Growth Through Torah” di Rabbi Zelig Pliskin

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Dediche
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In memoria di Antonella bat Giuseppina z.l.
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