Il suono dello Shofar
da "Perle di Torà" di rav Immanuel Piazza
E' scritto nella nostra Parashà (Bemidbar cap. 29, v. 1): "Nel primo giorno del settimo mese (Tishri) per voi sarà sacra celebrazione... Sarà per voi un giorno in cui si suona lo Shofar".
Una volta nella foresta passeggiavano i figli del re. All'improvviso si avvicinarono un gruppo di briganti, i figli del re erano impauriti: "sicuramente ci uccideranno!", dissero.
"Abbiamo una proposta per voi", dissero i briganti ai principi. "Se vi unirete a noi e diventerete anche voi dei briganti vi lasceremo in vita, non abbiamo abbastanza briganti nel gruppo".
Senza scelta, i figli del re accettarono e si unirono al gruppo. Anche loro cominciarono a comportarsi come i briganti, rubavano e uccidevano gli innocenti.
Passato un lungo periodo i figli del re si stancarono del loro nuovo stile di vita. "Scappiamo!" si dissero l'un l'altro. E così fu: alla prima occasione che ebbero si diedero in fuga e e dopo una lunga strada tornarono al palazzo del re. "Papà! Papà! siamo tornati da te!" dissero i figli al loro padre.
Tuttavia il re non diede loro ascolto.
"Papà ascoltaci! Siamo i tuoi figli!" dissero con grande sofferenza.
Il re non accettò di ascoltarli e rigirò il suo sguardo nella direzione opposta. I figli erano molto sorpresi. Come era possibile che loro padre non volesse ascoltarli?
"Vi dico una cosa!", disse uno dei figli agli altri fratelli. "Io credo che abbiamo dimenticato la lingua che usavamo parlare con nostro padre, il re. Semplicemente nostro padre non capisce la nostra lingua! Ormai noi parliamo con la lingua dei briganti!".
"Giusto!", dissero gli altri fratelli, "cosa faremo?".
I figli rivolsero il loro sguardo verso il padre, il re. Avevano un forte sentimento di riavvicinarsi al padre, avevano un grande desiderio che loro padre li amasse come in passato! Così improvvisamente i figli del re, scoppiarono in un grande pianto. Urlavano, piangevano senza parlare. Tutto ciò affinché il padre ascoltasse la loro voce, riempendosi così di misericordia nei confronti dei suoi figli persi.
Anche lo Shofar trasmette una voce che non ha parole. Tuttavia ha una forza immensa, poiché si tratta della nostra voce: una voce di umiltà, una voce di supplica e di richiesta di ritorno nei confronti di nostro padre, il Re dei re, l'Eterno.
Anche se durante il corso dell'anno a volte ci dimentichiamo come ci si deve comportare e come devono parlare i figli del Re, tuttavia attraverso questo suono risvegliamo la misericordia del Signore.
Tratto dal libro "Leithanegh be-tanughim" edizione Malchut Vaksbergher
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