Il peso del silenzio
La Torà afferma: “Se il marito tace per un intero giorno, allora lei (la moglie) dovrà applicare tutti i suoi voti e tutte le sue rinunce. Lui (il marito) ne ha confermato la validità, perché è rimasto in silenzio nel giorno in cui ne è venuto a conoscenza.” (Bemidbar 30:15)
Perché se il marito rimane in silenzio è considerato come se accettasse il suo voto?
Commenta lo Sforno (Rav Ovadia Sforno, 1475-1550): quando una persona ha la possibilità di protestare e rimane in silenzio, è come se desse un consenso verbale. Se non dici nulla che esprime il tuo disaccordo, è come se fossi d’accordo con quanto è stato detto o fatto.
Questo concetto ha molte applicazioni pratiche. Molto spesso, qualcuno può dire qualcosa di improprio in tua presenza e hai la sensazione di non poter esattamente influenzare la persona così da farle cambiare idea o almeno interrompere quanto sta dicendo. Devi parlare o startene zitto?
In qualunque caso in cui il tuo silenzio può essere interpretato dagli altri come una forma di assenso a quanto detto, hai l’obbligo di dire la verità. Così che nessuno pensi erroneamente che tu sei d’accordo con quanto detto.
Inoltre non puoi saperlo, forse sarai in grado di influenzare gli altri verso un cambiamento positivo. Una persona non molto assertiva può trovarlo difficile. Si può però imparare da chi sta dicendo qualcosa che non andrebbe detto. Se lui può dire qualcosa che non andrebbe detto, tu hai sicuramente il diritto di dire ciò che va detto. Lui non ha paura di dire qualcosa di improprio, tu dovresti avere il coraggio di tirare fuori le tue idee!
Dvar Toràh basato su “Growth Through Torah” di Rav Zelig Pliskin
Riadattamento del link: http://www.aish.com/tp/ss/ssw/125552368.htm
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