Il fuoco della Torà
da Perle di Torà di rav Immanuel Piazza
È scritto nella nostra Parashà (Vaikrà 6:6): "Il fuoco dovrà rimanere sempre acceso sull'altare e non lo si lascerà spegnere..."
La Torà è paragonata al fuoco dell'altare che rimane sempre accesso, poiché anche riguardo alla Torà stessa, coloro che la studiano senza interruzione, la proteggono affinché non si spenga mai.
Rabbì Zvì Elimelech di Medinov zz"l, autore dell'opera "Benè Issachàr", da quando era bambino fino alla fine dei suoi giorni, fu un esempio meraviglioso di colui che studia Torà senza interruzione. Rabbì Zvì Elimelech usava salire come Chazan durante le Tefillòt di Rosh Ha-shanà, i 10 giorni penitenziali e Kippùr. In particolare bisogna sottolineare che recitava tutta la preghiera a memoria. "Come fa, Rav, a conoscere tutte le preghiere di Rosh ha-Hashnà e Yom Kippùr a memoria?" gli chiese una volta un parente. Rispose il Rav: "Quando ero bambino ho sofferto di dolori fortissimi agli occhi. I dottori avvertirono i miei genitori che se non avessi smesso di sforzare i miei occhi studiando Torà, avrei rischiato di perdere la vista, tuttavia non riuscivo a smettere di farlo. Mio padre, quando si accorse di ciò, a volte mi tirò fuori dal Talmùd Torà affinché non affaticassi la mia vista. Riuscivo comunque a ottenere libri di studio di Torà da altri posti; a volte studiavo Torà anche al buio quasi totale. Alla fine quando mio padre vide che non c'era modo di fermarmi, per il mio bene mi rinchiuse nel magazzino di legni. Lì dentro, pensò mio padre, mio figlio potrà far riposare i suoi occhi. Io però non volevo smettere di studiare e cercai tra i legni se magari c'era un libro. Alla fine b"H trovai un libro di Tefillà di Rosh Ha-shanà e Yom Kippùr. Non avevo altro libro, quindi mi sedetti e studiai tutta la preghiera a memoria".
Tratto dal libro "WeQarata LeShabbàt Oneg" di Israel Yosèf Borenshtein
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