Essere felice di vivere
Da Perle di Torà di rav Immanuel piazza
É scritto nella nostra parashà, "(disse il faraone) Orsù, operiamo con intelligenza nei suoi confronti (del popolo d'Israele)"... (cap.1, v.10).
Disse Rabbì Yochanàn: Tre persone erano in quel momento presenti di fronte al faraone quando decise di agire contro il popolo ebraico: Bilàm, Giobbe e Itrò.
Bilàm consigliò al faraone di affogare i neonati nel fiume, perciò HaShem decretò che venisse in futuro ucciso da Yoshua Bin Nun.
Giobbe rimase zitto e a causa di ciò subì dell’atroci sofferenze.
Invece Itrò si oppose e scappò; per questo meritò che Moshè fosse suo genero e che i suoi figli avessero un ruolo nel Beth haMiqdàsh (fonte: Midrash Shemòt Rabbà).
Rav Chaiim Shmuelevitz zz"l si domanda nel suo libro "Sichòt Musàr": “Come si spiega che Giobbe a causa del suo silenzio ricevette come punizione una vita di terribili sofferenze, mentre Bilàm fu ucciso a fil di spada? Apparentemente la punizione che venne decretata a Giobbe sembrerebbe molto più pesante di quella di Bilàm, che al contrario agì con più crudeltà nei confronti del popolo d'Israele. Perchè?
É scritto nella Meghillà di Echà: "Per cosa si lamenta l'uomo che è vivo? Ossia: Dal momento che Io agisco con misericordia nei suoi confronti, donandogli ogni giorno la vita, come può ancora l'uomo lamentarsi per le sue sofferenze? (Rashi).
Per capire questa risposta facciamo un esempio: supponiamo che a un uomo, dopo aver appena vinto alla lotteria un milione di dollari, gli cade accidentalmente un bicchiere di vetro. Sicuramente non proverà nessuna sofferenza per il bicchiere rotto in un momento di gioia così grande. Analogamente, ognuno di noi deve essere felice che HaShèm ci dona ogni giorno un dono prezioso: “la vita”.
Se capiamo questo, sicuramente le piccole o grandi sofferenze ci sembreranno in realtà molto piccole. Del resto, anche nei Salmi di David viene espresso lo stesso concetto: "Il S. mi ha colpito con sofferenze, ma non con la morte…" ossia: anche se HaShèm mi ha punito con delle sofferenze o dei dispiaceri, non mi ha tolto la vita e per questo gliene sono grato e non mi lamento!
Bisogna dare valore alla propria vita ed esserne sempre felici. Infatti è scritto nel Midrash (fonte: Daàt Zeqenìm Baalè haTosafòt parashà di VaYigàsh) che quando Yaaqòv disse al Faraone: "Corti e amari furono gli anni della mia vita", Kadosh Baruch Hù gli rispose: “Io ti salvato da Lavan e da Esàv, e ti ho riconsegnato Dinà e Yosèf, e tu ti lamenti?” Così quante sono il numero delle parole che ci sono dal verso 8 ("e disse il faraone a Yaaqòv quanti sono gli anni della tua vita?") fino al verso 9 compreso ("e disse Yaaqòv al faraone…”) così saranno accorciati gli anni della tua vita. Perciò, Yaakòv morì 33 anni prima di quanto era stato decretato da HaShèm in origine.
In questo Midràsh i nostri Maestri Z"l ci insegnano che sebbene Yaaqòv avesse effettivamente subito molte disgrazie e sofferenze durante la sua vita non doveva lamentarsi. Per questo venne punito e la sua vita fu accorciata di ben 33 anni.
Dunque, alla luce di quanto detto, si capisce che la punizione ricevuta da Bilàm è di gran lunga più grave di quella subita da Giobbe. Infatti anche se quest’ultimo ebbe una vita caratterizzata da numerosi castighi e dispiaceri, il S. non lo uccise. Al contrario Bilàm, che agì con crudeltà nei confronti del popolo d'Israele, morì.
Questo Midrash ci dà un grande insegnamento ossia: molto spesso ci dimentichiamo o non ci rendiamo conto, quando ci svegliamo ogni mattina, che il S. compie di continuo un grande atto di bontà e di misericordia nei nostri confronti, mantenendoci in vita. Perciò cerchiamo di essere felici e grati al S. per tutto quello che ci dona giorno dopo giorno.
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