Empatia e libertà
Dvar Torà basato sul libro “Crescita attraverso la Torà”
di Rabbi Zelig Pliskin
1
Durante i nostri 40 anni di soggiorno nel deserto, siamo stati attaccati dagli Amaleciti. Mentre la battaglia aveva luogo, Mosè stava sulla cima di una collina e alzava le mani verso il cielo. Questo ricordava al popolo ebraico di “sottomettere i propri cuori” a Kadosh Baruch ‘Hu, in modo da poter sconfiggere Amalèq. LaTorà afferma:
“E le mani di Moshè erano pesanti, (Chur e Aharòn) presero una roccia, la posarono sotto di lui e lui si sedette su di essa” (Shemot 17:12)
Perché Moshè si è seduto su una roccia e non, per esempio, su un cuscino?
Rashì, il grande commentatore, ci dice che Moshè si è seduto su una roccia e non su un cuscino perché non aveva voglia di stare seduto comodamente mentre il popolo ebraico era in uno stato di pericolo e sofferenza. Voleva sentire e condividere la loro sofferenza.
Rabbi Yeruchem Levovitz ci insegna che Moshè ci sta insegnando come fare per percepire la sofferenza altrui: non la si deve solo immaginare ma fare qualcosa di fisico per provarla effettivamente.
L’empatia è una caratteristica così importante che dovremmo cercare di fare ogni sforzo per cercare di capire quali siano i sentimenti altrui.
2
La Toràh afferma:
“In quel giorno l’Onnipotente salvò gli israeliti dalla mano dell’ Egitto” (Shemot 14:30).
A quale giorno si sta riferendo la Torà quando dice “in quel giorno” e cosa possiamo imparare da ciò?
L’Or HaChayìm spiega che la Torà dice “in quel giorno” riferendosi al giorno in cui gli ebrei sono stati salvati, ed era lo stesso giorno in cui gli egiziani che li inseguivano sono morti nel mare. Però, sappiamo che il popolo ebraico era stato liberato dall’Egitto prima di ciò. Perché solo ora che gli egiziani sono morti nel mare il popolo ebraico si è sentito salvato?
La risposta: gli ebrei si sono sentiti salvati solo dopo che erano sicuro che gli egiziani non li avrebbero più inseguiti. Vediamo da questo che perfino se una persona è effettivamente libera, non è possibile considerarla in modo tale a meno che lei stessa non si senta libera. Una persona che si preoccupa e si sente insicura è una persona imprigionata, pur non essendo dietro alle sbarre e nessuno può farle del male.
Per essere realmente liberi bisogna sentirsi liberi e questo dipende solo dalla persona stessa. Lavorando sulla cosa, si può avere un grande controllo dei propri pensieri. Se ti preoccupi del futuro, anche se gli eventi futuri andranno esattamente come desideravi, soffri già nel presente. Questa sofferenza può essere la stessa come se ti fosse capitato qualcosa di male. Però, tutte ciò che hai sofferto non è servito a niente. Più hai controllo sui tuoi pensieri, più potrai sentirti libero nella tua vita!
Riadattamento del link: http://www.aish.com/tp/ss/ssw/113160299.html
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