La Parashà...in brevissima - Eqev
Moshè continua il suo discorso garantendo al popolo ebraico prosperità e salute se compiranno le mizvot. Ci ricorda di guardare la nostra storia e sapere che possiamo e dobbiamo avere fiducia in HaShem. Dobbiamo inoltre fare attenzione a non farci distrarre dai nostri successi materiali e chaz veshalom dimenticarci e ignorare HaShem.
Moshè ci mette in guardia nei confronti dell’idolatria (la definizione di idolatria è credere che qualsiasi cosa all’infuori di HaShem abbia potere) e l’autocompiacimento (“Non dire che a causa delle mie virtù HaShem mi ha fatto occupare questa terra … ma a causa della malvagità di queste nazioni che HaShem le sta cacciando via da davanti a te.”) Dopo di ciò Moshè descrive le ribellioni del popolo nei confronti di HaShem nei quarant’anni nel deserto e il fatto che ci siano state date le seconde tavole (Moshè ha rotto le prime tavole su cui erano riportati i dieci comandamenti a causa del peccato del vitello d’oro.)
La Parashà di questa settimana sfata un diffuso luogo comune. La gente pensa che “L’uomo non vive di solo pane” significa che una persona ha bisogno di ulteriore cibo oltre al pane per poter sopravvivere. La citazione per intero dice, “L’uomo non vive di solo pane … ma di tutto ciò che esce dalla bocca dell’Eterno” (Devarim 8:3)
La Torà poi risponde a una domanda che ogni essere umano si è posto: cosa vuole HaShem da me? “Soltanto di temere l’Eterno, il tuo Signore, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima; di rispettare in precetti dell’Eterno e i Suoi decreti che io oggi ti comando per il tuo bene”. (Devarim 10:12).