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Yàin mevushàl e lo status del vino pastorizzato



Il Ben Ish Chai (rav Yosef Chayìm di Bagdad, 1833 – 1909), nella parashà di Balàq, parla del concetto di “yàin mevushàl” – vino che è stato bollito. Anche se l’alakhà proibisce di usare vino che è stato toccato da un non ebreo, questo divieto non si applica allo yàin mevushàl. Il vino, dopo essere stato bollito, non può più diventare proibito attraverso il contatto con un non ebreo.

Da quale momento in poi il vino è considerato “bollito”, raggiungendo quindi lo status di yàin mevushàl?

Il Ben Ish Chài scrive che il vino è considerato mevushàl dopo essere arrivato alla bollitura e un po’ di vino evapora. Dopo che inizia l’evaporazione, il vino ha lo status di yàin mevushàl e non diventa proibito se viene a contatto con un non ebreo. Il chachàm Ovadià Yosèf, nella sua opera Alikhòt Olàm (Balàq  6), chiarifica che il vino deve bollire a una temperatura pari a 80 gradi centigradi.

Di conseguenza, aggiunge il chachàm Ovadià, il vino che ha subito il processo di pastorizzazione è, strettamente parlando, considerato yàin mevushàl e non può più diventare proibito venendo a contatto con un non ebreo. Altre autorità, fra cui rav Yosèf Shalòm Eliashìv e Rav Shlomò Zalman Auerbach (Gerusalemme, 1910 – 1995), sono in disaccordo con questa posizione, e sostengono che il processo di pastorizzazione non rende il vino mevushàl. Il chachàm Ovadià quindi conclude che bisognerebbe assicurarsi che il vino pastorizzato non entri in contatto con un non ebreo se non è stato bollito oltre che pastorizzato. Se però un non ebreo tocca un vino pastorizzato, questo è permesso “bediavàd” (a posteriori). Il chachàm Ovadià fa riferimento in questo contesto alla regola generale secondo cui “la Torà chàsa al mamonàm shel Israel”, ossia che la Torà è sensibile alle questioni finanziare delle persone, e non vuole causare perdite monetarie non necessarie. Quindi, visto che l’alakhà, strettamente parlando, considera il vino pastorizzato “mevushàl”, è possibile permettere vino pastorizzato che è entrato a contatto con un gentile, anche se idealmente questa situazione andrebbe evitata.

Il Ben Ish Chài nota che la bollitura del vino può solo prevenire il fatto che il vino diventi proibito, ma non può rigirare lo status di un vino proibito. Ossia, se un vino non mevushàl viene a contatto con un gentile e quindi diventa proibito, resta proibito anche dopo essere stato bollito. La bollitura ha solo l’effetto di evitare che diventi proibito se un gentile lo tocca.

Inoltre, se un vino mevushàl è mischiato con un normale vino non mevushàl, e un non ebreo tocca la mistura, diventa proibito. Anche se il vino mevushàl costituisce la maggior parte della mistura, essa diventa proibita, perfino se c’è solo una goccia di vino non mevushàl.

Riassumendo: il vino che è stato bollito non diventa vietato se toccato da un non ebreo. Alcune autorità sostengono che il vino pastorizzato ricade in questa categoria, ma è preferibile non appoggiarsi su questa opinione, e assicurarsi che il vino pastorizzato non venga in contatto con un non ebreo. D’altro canto, se un non ebreo tocca del vino pastorizzato, può essere usato. Se del vino bollito è mischiato perfino con una piccola parte di vino normale, e un non ebreo, tocca la mistura, è proibito.

 

 

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