Shavuot - Lo studio della Torà
La Torà dolce come il miele
Molti argomenti che sono scritti nella Torà a primo impatto non sono per niente chiari, delle volte sembrano contorti ed errati, ciononostante se quegli argomenti cerchiamo di capirli veramente e li studiamo in profondità, scopriamo che è tutto chiaro e giusto. E questo dipende da come ci approcciamo alla studio e alla lettura della Torà. Ossia, se ci approcciamo con l’aria di essere “anti”, allora tutto sembra non chiaro. Mentre se il nostro approccio è positivo allora immediatamente scopriamo che è tutto chiaro e comprensibile. I nostri Maestri z”l ci insegnano che le parole della Tora sono come api. L’ape ha due qualità opposte, il miele ma anche il pungiglione. Il miele lo dona ha chi ama, mentre punge i suoi nemici. Così è anche la Torà… chi si approccia ad essa con positività riceverà da quelle parole il miele, ossia gioia e piacere. Mentre colui che si rivolge alla Torà con l’approccio di “anti”, allora avrà sempre l’impressione che la Torà è piena di pungiglioni. 17
17 Tratto da "Chamesh dakot shel Torà" di Rav Ronen Chaziza
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“Peèr Ha-dor” Il Chazon Ish zz”l
Rav Avraham Yeshaia Karelitz zz"l (Chazon Ish), studiava Torà con grande costanza. Una volta quando si trovava a casa sua il Rav Greneman, quest'utimo sentì improvvisamente il rumore di qualcuno che era caduto. Impaurito entrò nella stanza in cui stava studiando il "Chazon Ish", e lo trovò sdraiato per terra sfinito. Allora il "Chazon Ish" gli disse: "Non impaurirti, come sempre, io studio Torà fino all'esaurimento delle mie forze, tuttavia prendo sempre in conto di lasciare le mie ultime forze per arrivare fino al letto, questa volta ho sbagliato il conto!"
Si racconta ancora che una volta videro il "Chazon Ish" sdraiato sul letto con i piedi sul cuscino, e la testa nella direzione opposta. Quando gli chiesero per quale ragione non si era sdraiato nella direzione corretta, rispose: "se avessi avuto ancora le forze fisiche per scegliere in quale direzione sdraiarmi avrei continuato il mio studio."
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“Ha-maòr Ha-gadòl” Rav Ovadia Yosef zz”l
Si racconta riguardo al Gaon Rav Ovadia Yosef zz"l, che fin da quando era bambino studiava Torà assiduamente. Infatti, quando era piccolo e studiava al Talmud Torà, anche durante la ricreazione non giocava con i giocattoli, bensì continuava il suo studio della Torà. A volte cercava anche di convicere gli altri bambini a non sprecare il loro tempo durante la ricreazione, occupandosi di cose futili, e proponeva loro di venir a studiare con lui.
Nelle prime pagine di uno dei libri che ricevette in regalo quando era bambino, scrisse queste parole: "Quando avevo nove anni, ho ripetuto a memoria al mio Maestro Rav Shlomo Abbu, i seguenti trattati di Mishnà: Shabbat, Pesachim, Avot, Succà, Ioma... inoltre gli ho ripetuto a memoria anche alcuni capitolo di Talmud...per questo ho ricevuto questo libro in regalo per studiarci... Ovadia Yosef".
Inoltre si racconta che quando aveva soltanto 13 anni, una delle sere che Gerusalemme fu bombardata dai Giordani, prese con sè un lume e andò a studiare nel Beth HaKeneset del quartiere. Quando il Rav del posto, Ha-gaòn ha-Rav Shimon miTeplik zz”l venne a saperlo, lui stesso venne a prendere Rav Ovadia Yosef mano per mano, per riportalo a casa a causa dei bombardamenti. Nel frattempo anche i fratelli e il padre di Rav Ovadia Yosef andarono a cercarlo. Quando il padre incontrò Rav Ovadia Yosef con il Rav del quartiere che lo stava riportando a casa, si arrabbiò moltissimo, dal momento che era uscito di casa durante i bombardamenti. Tuttavia il Rav del quartiere gli disse di non arrabbiarsi, poichè in futuro suo figlio sarebbe divenuto uno dei più grandi rabbini al mondo.
Si racconta riguardo al Rav Ovadia Yosef zz"l che una volta quando tornò a casa dalla Yeshiva, in tarda serata, trovò la porta chiusa, e i suoi famigliari già dormivano. Dal momento che non voleva svegliarli, si siedette sullo scalino di fronte alla porta di casa e studiò Torà tutta la notte alla luce della luna, fino a che suo padre uscì da casa all'alba per andare alla Tefillà di Shachrìt.
Inoltre si racconta che una volta d'inverno si svegliò presto per andare a studiare, e non trovò le scarpe nel posto in cui se le era tolte precedentemente. Tuttavia decise di non svegliare i suoi famigliari per questo, e indossò qualche paio di calzini uno sull'altro e andò a studiare Torà.
Il Gaon Rav Ben Zion Abba Shaul zz"l e Rav Ovadia Yosef zz"l, quando erano giovani studiavano insieme. Rav Ben Zion Abba Shaul zz"l raccontava che il venerdi quando studiavano insieme, lui mezz'ora prima dell'entrata di Shabbat interrompeva il suo studio e velocemente si andava a preparare per lo Shabbat. Mentre Rav Ovadia Yosef ancora continuava il suo studio.18
18 Testi tratti dall'opuscolo "En avedà ke-avedat ha-zeman" dil Rav Moshe Avidan
Le qualità che aggiunge all’uomo lo studio della Torà
Domanda: Che differenza fa se uno fa soltanto le mitzvòt ma non studia Torà?
Risposta: Naturalmente ci sono molte differenze, ad ogni modo viene riportata qui la traduzione di un testo del Rav Nissim Yaghen zz”l, che parla tra l’altro di questo argomento. “Quando una persona studia la Torà e ne approfondisce lo studio, la sua vita sembra differente… è allegro, è felice.
Io giro molto nel mondo, e vedo molte persone che sono proprio immerse nello studio della Torà. Si può notare l’influenza che ha lo studio della Torà sulla loro vita durante tutti i momenti del giorno, persino durante le ore di lavoro. Sembra che si comportino in maniera migliore dagli altri…anche i loro rapporto nei confronti delle loro mogli, dei loro figli e di coloro che li circondano è differente…. poiché la Torà li rende felici, li calma, li rende migliori….
Invece quando si entra nelle altre case, persino in quelle in cui si rispettano le mitzvòt ma il padrone di casa non fissa momenti di studio della Torà ogni giorno, si può notare una grande differenza… il suo tono di voce è differente, il suo comportamento nei confronti di sua moglie e dei suoi figli è differente…. tutto il tempo pensa che non gli va mai bene niente, coloro che lo circondano si lamentano…. Ecc…
In altre parole, così come la miglior macchina al mondo senza “benzina” non può viaggiare anche ognuno di noi (anche il migliore di noi) senza la “benzina”, senza la Torà, senza il timore del S., non può tener testa…”
L'amore per lo studio della Torà
Chi non conosce la famosa Yeshiva di Ponovich, nella città di Benè Beraq? Si racconta riguardo al Rav di Ponovich zz"l, Rabbì Iosef Shalom Cahanaman, che usasse visitare l'orfanotrofio che si trovava accanto alla Yeshivà.
Molte volte il Rav andava a trovare i bambini durante l'ora del pasto o prima che andassero a dormire. La sua visita era sopratutto basata sull'insegnare ai bambini il timore del Signore e l'amore per la Torà, mostrando loro anche il suo amore nei loro confronti.
Una volta quando entrò nella mensa all'ora del pasto, porse ai bambini una domanda:
"E' risaputo che esiste l'uso di recitare alla fine della Amidà, un verso del Tanach o della Torà, in cui è alluso il proprio nome, per quale motivo?"
Gli rispose allora un bambino: "Poichè i nostri Maestri z"l ci insegnano che quando una persona muore, e la sua anima viene giudicata di fronte Tribunale Divino, non si ricorderà il proprio nome, e quindi recitando nell'Amidà un verso in cui è alluso il proprio nome, ciò lo aiuterà a ricordarselo in quel momento...".
Allora il Rav avvicinandosi a quel bambino, disse: "Molto bene, tuttavia ho ancora una domanda da porgerti: quante volte durante il corso del giorno senti pronunciare il tuo nome dai tuoi compagni o dai tuoi maestri? Accade almeno decine di volte; se è così come è possibile che nel momento in cui l'uomo verrà giudicato dal Tribunale Divino non si ricorderà il proprio nome e si ricorderà proprio il verso della Torà che recita nell'Amidà soltanto per tre volte al giorno?"
I bambini non sapevano cosa rispondere e quindi il Rav disse loro di ascoltare con attenzione il suo insegnamento: "Cari bambini, la paura che si avrà nel momento del giudizio dell'Eterno è così grande al punto che l'uomo in quel momento dimenticherà il suo nome, tuttavia l'unica cosa che rimane intatta e scolpita nel cuore dell'uomo è la Torà che si ha studiato nel corso della vita, dal momento che la Torà è eterna. Anche il verso in cui è ricordato il vostro nome è Torà; per questo motivo anche se non vi ricorderete il vostro nome, tuttavia vi ricorderete il verso che avrete recitato di giorno in giorno: ciò vi aiuterà a ricordare il vostro nome addirittura nel momento del giudizio."
Inoltre aggiunse il Rav: "Cari bambini sapete che tutti i giocattoli che ci sono in questo orfanotrofio sono soltanto vanità! L'unica cosa veramente importante è lo studio della Torà che vi proteggerà e vi farà guadagnare una ricompensa per tutta l'eternità. Studiate Torà con
19 Tratto dal libro "Tuvecha Yabbiu" dil Rav Iztchak Zilbershtain
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E' la sorgente della tua vita
E' raccontato nel Talmùd20 che una volta il governo malvagio decretò al popolo d'Israele di non occuparsi dello studio della Torà. Papus ben Yehudà vide che Rabbì Akivà radunava gruppi di persone e studiavano insieme la Torà. Disse Papus a Rabbì Akivà: “Non hai paura del governo?” Gli rispose Rabbì Akivà: “Ti risponderò attraverso un' allegoria: c'era una volta un lupo che passeggiava sulla riva di un fiume e vide un gruppo di pesci che fuggivano da un punto all'altro. Gli chiese: “Perchè scappate?” Risposero: “Scappiamo dalle reti dei pescatori”. Propose allora il lupo: “Volete venire qui sulla riva e vivremo insieme, come hanno vissuto i mei padri insieme ai vostri?” Gli risposero i pesci: “Non sei forse l'animale sul quale è detto che è intelligente? Sei soltanto uno stupido! Se siamo in rischio di morte nonostante che ci troviamo nella nostra fonte di vita (nell'acqua), a maggior ragione lo saremmo nel nostro luogo di morte (la riva)”. Infine aggiunse Rabbì Akivà: “Così è anche nel nostro caso! Se siamo in pericolo di morte nonostante siamo occupati nello studio della Torà, sorgente della nostra vita, come è scritto, è la sorgente della tua vita e la lunghezza dei tuoi giorni (Devarim30,20), a maggior ragione lo saremo nel caso in cui dovessimo smettere di studiarla”.
Studiamo da questo passo del Talmud, quanto i nostri Maestri z"l hanno capito che la Torà è la sorgente della nostra vita e la lunghezza dei nostri giorni. Inoltre ci vogliono insegnare che senza la Torà non abbiamo per niente vita. Quindi ognuno di noi deve fare il massimo e utilizzare ogni mezzo che ha per studiare la Torà. Così anche insegni questa strada ai propri figli, in maniera di fargli ereditare la vera vita, vita di studio di Torà e timore del Signore. Così facendo avranno anche il merito di una buona vita in questo mondo, e di vivere nel mondo futuro.21
Note
20 Trattato di Berachòt, pag. 61a
21 Tratto dal libro "Ha-bait ha-iehudì" del Rav Aharòn Zakkai
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Ogni ebreo è obbligato allo studio della Torà
Nella sua grande opera "Mishnè Torà" il Rambàm insegna che è una Mitzvàt Asè (ossia un precetto positivo della Torà) studiare, ognuno secondo le proprie forze e capacità, le regole (cioè le Alachòt).
Questo studio è fondamentale, perché grazie a esso non solo si è in grado di eseguire correttamente le Mitzvòt (i precetti) ma si evita anche di compiere delle Averòt (trasgressioni), conformemente a quanto è scritto nella Torà: "Studiatele e siate attenti nel metterle in pratica" (Deuteronomio cap.5, v.1).
Ogni ebreo ha l’obbligo di studiare la Torà, che sia povero o ricco, in buona salute o sofferente, giovane o molto anziano. Anche colui che lavora e deve sostenere la propria famiglia è obbligato a fissare dei momenti di studio della Torà sia di giorno che di notte.
Una volta un papà chiese a suo figlio: "Se ho un albero con cinque uccellini, ed ho sparato e ucciso due di essi, quanti uccellini mi sono rimasti?" Il bambino che era intelligente rispose: "Ti rimangono soltanto due uccellini". "Perché?" Chiese il papà. Rispose il bambino: "Gli altri tre sono scappati per il rumore del fucile e quindi sono rimasti soltanto i due uccellini morti". Così, se domandassimo ad una persona che è andata ad una lezione di Torà di un'ora: "Quanto tempo ti è rimasto?" Ingenuamente ci risponderebbe che gli sono rimaste ancora 23 ore. In realtà gli è rimasta solo un'ora; infatti solo il merito di quell'ora di studio di Torà gli rimane per l'eternità.
"Ha detto il Santo benedetto Egli sia: Colui che studia la Torà, che compie numerose azioni di misericordia e prega con il pubblico viene valutato e considerato da Me come se avesse liberato Me ed il popolo d'Israele dall'esilio tra i popoli del mondo" (Talmud Bavlì, trattato di Berachòt pag. 8a).
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