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Pirqè Avòt

da Perle di Mosar di rav Immanuel Piazza



Su tre cose il mondo poggia... (cap. 1, m. 2)

Nel Pirkè Avòt110 è scritto : "Shimòn il Giusto era l'ultimo Maestro superstite della Kneset HaGhedolà111. Egli soleva dire: Su tre cose il mondo poggia:

1. sulla Torà,

2. sul servizio dei sacrifici e

3. sulle opere di misericordia ".

Sulla Torà: Shimòn il Giusto ci insegna che se il popolo d' Israele non avesse ricevuto la Torà, il S. non avrebbe creato il mondo. Infatti, nel Talmùd112 è scritto: "Se non fosse per il Mio patto giorno e notte, non avrei potuto dare regole al cielo e alla terra" (Ger. 33).

"Sul servizio dei sacrifici": Grazie ai sacrifici che vengono portati nel Santuario di Gerusalemme, Beth Hamikdàsh, il mondo si mantiene; infatti per merito di ciò il mondo riceve benedizione e scende la pioggia. Ma ora, a causa dei nostri peccati, il Santuario è distrutto ed è stato annullato il sacrificio quotidiano: per questo i nostri Maestri z"l ci insegnano che le nostre tefillòt sostituiscono i sacrifici; perciò il servizio non si è mai interrotto ed il mondo è andato avanti.

"Sulle opere di misericordia": Per merito delle opere di misericordia che vengono effettuate nei confronti dei nostri fratelli il mondo si mantiene, come è scritto nel libro dei Salmi113: "Il mondo si basa sulla misericordia". La mitzvà della Gmilùt Chasadìm114, è più grande della Mitzvà della Tzedakà. poiché la Tzedakà si mette in atto donando i soldi, mentre la Ghemilùt Chasadìm si compie con il coinvolgimento dell’intero corpo della persona. Si pensi per esempio al visitare i malati o alla mitzvà di consolare coloro che sono in lutto ecc... Inoltre, la Tzedakà si fa soltanto verso i vivi ed i poveri del nostro popolo, mentre la Ghemilùt Chasadìm si compie sia verso i ricchi che i poveri, ed anche verso i morti e non solo verso i vivi.115

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110 Cap. 1, Mishnà 2

111 Grande Congregazione

112 Trattato di Shabbàt 88°

113 Cap. 89, v.3

114 Opere di misericordia

115 Secondo il commento di Rav Ovadia da Bartenura e di Kehati



“Per amare l’Eterno D-o vostro” (cap. 1, m. 3)

E’ scritto nel Pirkè Avòt:116: “Antighnos di Sochò ricevette la tradizione da Shimòn il Giusto. Egli soleva dire: Non siate come quei servi che servono il loro padrone allo scopo di riceverne una ricompensa. Bensì siate come coloro che servono il loro padrone senza alcuna intenzione di riceverne qualcosa in cambio; e sia il timore del Cielo su di voi”. Antighnos di Sochò ci sta insegnando come servire il S., ossia dobbiamo comprendere il grande valore dei precetti e compierli per amore nei confronti del S.

Infatti è scritto nel Talmùd117 : “Benedetto l’uomo che teme il S., e che desidera molto le Mitzvòt118” . Ossia desidera molto le Mitzvòt e non la loro ricompensa. Inoltre ci hanno insegnato i Maestri z"l nel Midrash119: “Se dirai: io studio la Torà per diventare ricco o perché così mi chiameranno rabbino, o per ricevere la ricompensa nel Olàm Ha’bà (Mondo futuro)... viene la Torà e ti insegna: “Per amare l’Eterno D-o vostro”. Ossia, dobbiamo compiere i precetti per amore verso il S.”.

Ma la Mishnà va oltre dicendoci “e sia il timore del Cielo su di voi”. Questa esortazione ci insegna che non è sufficiente compiere le Mitzvòt con amore, ma bisogna avere anche il “Timore di D-o”. Infatti, se si compiono i precetti con amore di conseguenza si eseguono le mitzvòt con solerzia, ma se c’è anche il Timore del S. non si commetteranno le trasgressioni. In questo modo il servizio Divino sarà completo: poiché l’amore induce ad applicare le mitzvòt con solerzia, mentre il timore a non trasgredire i precetti negativi.120

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116Cap.1, mishnà 3

117Trattato di Avodà Zarà pag.19

118Salmi cap.118, v.1

119Midràsh, parashàt Ekev

120Secondo il commento di Rav Ovadia da Bartenura e di Kehati



Sii discepolo di Aharòn (cap. 1, m. 12)

E' scritto nel Pirkè Avòt121 : "Hillèl e Shammày ricevettero la tradizione da Shema’yà e Avtalyòn. Hillèl soleva dire: “Sii discepolo di Aharòn, ama la pace e perseguila; ama le creature e avvicinali alla Torà”.

“Ama la pace”: In che modo Aharòn amava la pace? Quando sapeva che due persone avevano litigato, prendeva ognuno di loro da un lato senza che l’altro lo sapesse, e gli diceva: “Ho incontrato il tuo amico e mi ha detto che si pente della colpa che ha commesso nei tuoi confronti e chiede se puoi scusarlo …”. Subito dopo andava dall’altro e gli diceva la stessa cosa. Di conseguenza, quando i due si incontravano, si baciavano, si abbracciavano e facevano pace.

“Avvicinali alla Torà”: In che maniera Aharòn avvicinava gli uomini alla Torà? Con amore: quando qualcuno aveva compiuto una Averà (trasgressione) di uno dei precetti-, Aharòn andava presso di lui e si rivolgeva nei suoi confronti con molto rispetto e affetto. Immediatamente l’altro pensava nel suo cuore, “se questo giusto, Aharòn, sapesse le colpe che ho commesso non si sarebbe avvicinato a me”, così vergognandosi delle sue azioni, faceva Teshuvà (Ritorno al signore).122

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121Capitolo 1 mishnà 12

122Secondo il commento di Rav Ovadia da Bartenura e di Kehati


Se non adesso quando (cap. 1, m. 14)

E' scritto nel Pirkè Avot123 : " Se non sarò io a preoccuparmi riguardo a come migliorare me stesso, chi lo farà per me? Tuttavia, se io mi preoccupo solo di me stesso senza aiutare gli altri, quanto veramente valgo? Se non adesso quando?".

Il Rav Ovadia Yosef zz"l nel suo commento alle Massime dei Padri, "Anaf ez avot", spiega l'ultima parte di questo passo della Mishna: "Se non adesso quando", attraverso questo racconto.

Tutti hanno sentito parlare del barone Shimon Zeèv della famiglia Rotschild. Aveva un cuore d'oro, ed era sempre pronto a donare grandi somme di denaro in Zedakà. Una volta lo incontrò un uomo che aveva bisogno di una somma di denaro per far sposare sua figlia. Il barone che voleva aiutarlo, frugò nelle sue tasche ma in quel momento non aveva con sé nemmeno una moneta. A quel punto si tolse l'orologio d'oro al quale era anche attaccato un bracciale d'oro, e lo diede a quell'uomo. Costui si rifiutò di riceverlo dicendo: "Non ti preoccupare, non è urgente, fissiamo un appuntamento per domani, e allora mi donerai una somma di denaro senza privarti del tuo prezioso orologio". Allora il barone Rotschild gli disse: "Non rifiutare la mia proposta, poichè oggi il mio cuore è molto aperto, e sono pronto a darti anche questo gioiello così prezioso, chi può saperlo come mi comporterò domani, forse il mio istinto cattivo riuscirà a convicermi a non donarti poi una somma così grande".

Ciò è proprio quello che ci insegna il Pirkè Avot in questo passo: "Se non adesso" che il mio cuore è felice nel compiere la Mizvà, "Quando", forse domani avrò meno voglia di compiere la Mizvà, e non la metterò in atto nel migliore dei modi.

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