Parashà di Lekh Lekhà
- arachimitalia
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da Perle di Torà di rav Immanuel Piazza
La Torà ci racconta che Abramo lascia l'Egitto per tornare in Eretz Israel come è scritto10: "E uscì Abramo dall'Egitto verso sud, insieme a sua moglie, ai suoi averi e Lot era con lui".
Nei versi successivi ci viene anche svelato che Abramo nel suo viaggio di ritorno dall'Egitto sosta negli stessi luoghi in cui si era fermato in precedenza durante l'andata come è scritto11: "Egli (Abramo) viaggiò dal Neghev a Bet El...".
Rashì spiega così quest'ultimo verso: "Nel suo viaggio di ritorno dall'Egitto verso Kenaan, (Abramo) alloggiò nei stessi "ostelli" in cui aveva pernottato all'andata. La Torà con questo ci vuole insegnare "derech eretz" (buone maniere), ossia che non dobbiamo cambiare "l'ostello" in cui abbiamo pernottato in passato.
Spiegazione alternativa: Abramo al viaggio di ritorno pagò i suoi debiti".
Tramite la spiegazione alternativa Rashì ci fa sapere che la situazione economica di Abramo prima che arrivò in Egitto era di povertà. In altre parole quando partì verso l'Egitto non aveva un soldo in tasca. L'ostello riuscì a pagarlo soltanto ricevendo prestiti, e così anche il cibo e tutto il resto comprando a credito.
In Egitto però divenne ricco, infatti riguardo al suo ritorno è scritto12: " E Abramo era carico di argento e d’ oro". Ognuno di noi dopo essere diventato ricco, sicuramente avrebbe pernottato nei migliori alberghi, ma Abramo agisce differentemente; infatti, pur essendo carico di oro e argento, "nel suo viaggio di ritorno dall'Egitto verso Kenaan, alloggiò nei stessi ‘ostelli’ in cui aveva pernottato all'andata".
Nel libro "Leaghid" è scritto che la Torà in questa Parashà ci dona di un grande insegnamento, ossia che anche dopo aver raggiunto la ricchezza, non dobbiamo cambiare noi stessi abituandoci a una vita di lussi, poiché la ruota gira, e si potrebbe ritornare di nuovo poveri.
Nel Talmud13 è raccontato riguardo a un povero che arrivò da rabbì Nechemià. Gli domandò rabbì Nechemià: “Cosa vuoi mangiare?” il povero rispose: “Carne, olio, e vino”. Allora rabbì Nechemià, che aveva soltanto delle lenticchie, gli chiese: "Vuoi mangiare con me delle lenticchie?” Infine mangiarono insieme le lenticchie. Nelle righe successive è raccontato che il povero morì e è detto riguardo a costui: Questo è un uomo che ha ucciso se stesso!". Infatti in passato, quando ancora era ricco, non doveva abituarsi a mangiare soltanto carne, olio e bere vino, e niente di meno. Anche da questo racconto del Talmud dobbiamo imparare che non dobbiamo avere una vita di "extra", poiché se dovesse capitare di cadere in povertà, non saremmo più in grado di sopravvivere senza i nostri vecchi lussi.
Si racconta ancora nel Talmud riguardo a un povero che si presentò di fronte a Hillel haZaqèn e gli disse: "Ero ricco e ora sono povero, ma nonostante ciò non posso continuare a vivere se ogni giorno non vado a cavallo mentre un servo mi corre di fronte. Allora Hillèl gli rimediò un cavallo e un servo. Un giorno Hillel haZaqèn non trovò un servo ed egli stesso corse davanti al povero per chilometri".
I Maestri ritornano in queste righe allo stesso principio che ci insegna la Torà nella nostra parashà, ossia di non abituarsi al sovrappiù, perché la vita è come una ruota, non si può sapere cosa accadrà in futuro, e allora se dovessimo mai sia cadere in povertà non potremmo più riuscire a sopravvivere senza i vecchi lussi. È proprio per questo che Rashi spiega riguardo ad Abramo, che pur possedendo argento e oro: Nel suo viaggio di ritorno dall' Egitto verso Kenaan, alloggiò nei stessi "ostelli" in cui aveva pernottato all'andata (quando ancora era povero). La Torà con questo ci vuole insegnare "derech eretz" (buone maniere)
10 Genesi 13:1
11 Lì, 13:3
12 Lì,13:2
13 Trattato di Ketubòt pag. 67b



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