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Le Selichòt halachà e racconti

DAL LIBRO DI RAV IMMANUEL PIAZZA

Le Selichòt halachà e racconti

N.3



...Poveri di Mizvòt...

All'inizio delle Selichòt recitiamo: "Berachamecha ha-rabim banu lefanecha, ke-dalim u-crashìm dafaknu delatecha" (Preghiamo di fronte a Te per risvegliare la Tua misericordia. Poveri di Mizvòt come un povero che chiede carità alle porte delle case, richiediamo il tuo aiuto).

Il Maghid di Duvna spiega questo passo delle Selichòt attraverso la seguente allegoria.

Un giorno il re decise di andare a visitare una delle tante città del suo regno.

Gli abitanti, appena vennero a conoscenza della notizia, si affrettarono ad addobbare la città: pulendo e ordinando le strade, continuavano le preparazioni della città.

Nel giorno fissato il re arrivò con il suo magnifico carro e la sua cavalleria, accompagnato dai suoi cavalieri. Gli abitanti lo aspettavano in fila alle porte della città.

Il re fu molto felice dell'accoglienza ricevuta. In seguito i capi e i ministri della città salirono sul palcoscenico assieme al re. Allora, uno dopo l'altro, gli abitanti più ricchi della città presentarono al re preziosi regali. Uno gli donò una coppa d'ora, il secondo un anello prezioso, e così via.

Improvvisamente, davanti agli occhi stupiti del pubblico, un povero della città si fece strada tra la gente e richiese di presentarsi di fronte al re. Arrivato dal re, gli diede in regalo un semplice vaso d'argilla.

"Cos'è?" chiese il re con stupore. "Questo è forse un regalo per me?" chiese ancora il re.

Allora rispose il povero: "Si. Io sono un uomo molto povero, non ho nemmeno i soldi per mangiare, tuttavia in tuo onore ho messo da parte qualche spicciolo e ho comprato per te questo vaso d'argilla.

Mio signore, questo è il regalo più importante di tutti gli altri. Infatti i ricchi del villaggio non ne sentono nessuna mancaza quando ti donano un oggetto prezioso, invece io attraverso questo regalo ti ho donato tutto quello che ho. Per questo motivo era per me importante presentarmi di fronte a te affinchè tu potessi vedere la mia situazione economica e allora capire quanto è importante questo regalo."

Così anche nel nostro caso, spiega il Maghid di Duvna: noi ci presentiamo di fronte all'Eterno e gli serviamo le poche Mizvòt che abbiamo compiuto. Ci presentiamo "poveri di Mizvòt come un povero che richiede carità alle porte". Tuttavia richiediamo al Signore che faccia attenzione alla nostra situazione: le generazioni precedenti a noi erano santi come 7"Malachìm", mentre noi siamo più materialisti di loro, siamo anche occupati nelle difficoltà della 8parnasà, e inoltre i popoli che ci circondono ci rendono la vita difficile attraverso i loro decreti. Per questo motivo anche se le nostre Mizvòt sono poche tuttavia sono importanti come il regalo di quel povero.

(Tradotto dal libro "Elle hem Moadè" del Rav Iosef Israel Borenshtein)

Note:

7 Malachìm: Angeli

8 Parnasà: Sostentamento



Rav Chaim di Vologin

Una volta, nella yeshivà di Vologin, durante le Selichòt, il Rosh Yeshivà Rav Chaim di Vologin perse conoscenza. Gli allievi della yeshivà corsero immediatemente in soccorso del loro maestro. Quando il Rosh Yeshivà riprese conoscenza, i suoi alunni gli chiesero cosa era successo, se si sentisse poco bene e se per caso avesse bisogno di un dottore. Il Rosh Yeshivà rispose: “No, non ho bisogno di nessun dottore. Il motivo del mio malessere deriva dalla seguente frase che abbiamo pronunciato nelle Selichòt (nel rito Ashkenaz): “Ezrà haSofer ha detto di fronte a Te, mio Signore: ‘Mi sono molto vergognato nell’alzare a Te il mio viso’”. Mentre recitavamo le Selichòt, quando sono arrivato a questo paragrafo ho pensato: se Ezrà haSofer ha detto che dalla vergogna non poteva alzare il suo viso, cosa potrò dire io?! Per questo sono svenuto.

(Tradotto dal libro "Èlle hem Mo‘adài" di Rav Iosef Israel Borenshtein)



ll grande valore del Viddùi

Beato l'uomo che percorre la giusta via, che decide di recitare il 9Viddùi e di compiere la mitzvà della 10Teshuvà. È scritto nella Parashà di Acharè Mot (Vaiqrà 16:21): "Aharòn poserà entrambe le mani sulla testa del capro vivo, confesserà su di lui tutti i peccati dei figli d'Israele...". Riguardo a questo verso è insegnato nel Talmud Yerushalmì (Shevu‘òt 6: 5): 'Ha detto Rabbì Tanchumà a nome di Resh Lakìsh: nel momento in cui il Signore comandò a Moshè Rabbènu la mitzvà del Viddùi, come è scritto: "confesserà su di lui", Moshè Rabbènu cominciò a recitare il Salmo, "Mizmòr letodà" (il salmo del ringraziamento).

C’è un aspetto apparentemente molto strano in questo insegnamento: qual è il collegamento tra il Viddùi, che deve essere recitato con tremore e timore, e il Salmo "Mizmòr letodà", attraverso il quale si esprimono sentimenti di gioia e felicità?

La risposta è che Moshè Rabbènu conosceva il grande valore del regalo che ci ha donato il Signore che è la mitzvà del Viddùi, e per questo motivo recitò il Salmo "Mizmòr letodà", esprimendo così il suo sentimento di gioia per questa mitzvà attraveso la quale è possibile espiare le proprie colpe.

Inoltre, Moshè espresse anche la sua grande gioia per la mitzvà della Teshuvà, che si basa soprattutto sul libero arbitrio dell'uomo nel suo percorso di ritorno al Signore .

(Tradotto dal libro "Vaanì Tefillà" del Rav eTzadìk, Rabbì Chaim Zaizik zz"l)

Note:

9 Viddùi: Confessione dei peccati

10 Teshuvà: Pentimento delle proprie azioni


Non ti dimenticare di accendere il fuoco!

Attraverso il prossimo mashàl impareremo bs"D un importante particolare delle Selichòt:

c'era una volta una donna che un giorno decise di prepare per suo marito una sorpresa: una minestra molto saporita.

La donna si alzò di buon mattino, andò al mercato e comprò la carne e le verdure. Quando tornò a casa si mise subito a lavoro: tagliò la verdura, condì la carne con sale, pepe, olio ecc.

Ormai mancava soltanto aspettare la fine della cottura e come risultato di ciò i complimenti del marito che sicuramente avrebbe gioito del pasto.

La sera, quando il marito tornò a casa, la donna gli annunciò che gli aveva preparato una sorpresa. La donna si avvicinò alla pentola e quando aprì il coperchio ebbe una grande delusione: vide che la carne e le verdure erano ancora crude come nel momento in cui aveva messo la pentola sui fornelli. La zuppa non era cotta per niente!

Per quale motivo? Semplice, la donna aveva preparato tutto, tuttavia si era dimenticata di accendere il fuoco!

Il marito che era rimasto senza cena, cominciò ad irritarsi.

Allora la donna gli disse: "Che vuoi da me? Ho preparato tutto appositamente per te, tutto come piace a te, ho lavorato ore ed ore per questo pasto. Mi sono dimenticata soltanto un particolare, accendere il fuoco, cosa è mai successo di così grave?"

La donna sicuramente è in torto e tutte le sue fatiche sono vane, poiché alla fin fine suo marito è rimasto senza cena! .

Questa è precisamente la nostra situazione.

Da Rosh Chodesh Elul cominciamo le preparazioni: suoniamo lo Shofar, recitiamo le Selichòt.

Il nostro 12Iezer Arà ci lascia a piede libero, ci dà la possibilità di fare tutto ciò che vogliamo senza infastidirci, poichè per lui in questo momento è importante farci dimenticare di accendere il fuoco, ossia, di accendere la scintilla della 13Teshuvà!

Poichè recitare le Selichòt senza compiere la Mizvà della Teshuvà non ha nessuna utilità!

(Tradotto dal libro "Netivè Or" del Rav Zadìk Rabbì Nissim Yaghen zz"l)

Note:

12 Iezer ha-rà: Istinto malvagio

13 Teshuvà: Pentimento delle proprie azioni


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In memoria di Antonella bat Giuseppina z.l.
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