Le mitzwòt della parashà dal Sèfer haChinnùch
33 (mitzwàt 'asè 14) Onorare padre e madre, com'è detto "Onora tuo padre e tua madre" (Shemot 20 ) Cosa s'intende per 'onorare'?
Dargli da mangiare e da bere, vestirli e coprirli, con i soldi dei genitori. Se i genitori non hanno denaro e il figlio invece lo ha, si obbliga il figlio a mantenere il genitore in proporzione a quanto ha.
Persino se un genitore è impazzito e ha gettato a mare il portafoglio, non lo offenda, non lo faccia vergognare, e non lo rattristisca.
Bisogna servire i propri genitori, similmente a quanto un servo fa con il proprio padrone.
Si onorano i propri genitori anche dopo la loro morte.
Entro dodici mesi dalla loro sepoltura quando un figlio ricorda un genitore dica: "Harèni kapparàt mishkavò" ~" Io sia di espiazione sulla sua scomparsa", e dopo dodici mesi dica "Zikhronò Livrakhà" ~"Il suo ricordo sia di benedizione.
Se il padre gli ha detto di dargli da bere e il figlio in quel momento ha un'altra mitzwà da compiere, in caso non sia possibile compiere quella mitzwà attraverso altri, la compia lui stesso, altrimenti la compia attraverso altri e lui faccia subito quanto gli ha ordinato il padre.
Tanto più se un genitore gli ha detto di fare una cosa vietata, persino sia essa vietata dai rabbini e non dalla Torà, non lo ascolti, perché anche i suoi genitori sono tenuti a rispettare la Volontà di HaShem e onorarLo.
L'onore del proprio padre viene prima di quello della propria madre, perché anche sua madre è tenuta a rispettare il proprio marito. Così deve rispettare anche l'eventuale moglie di suo padre fintanto che suo padre è in vita e così il marito di sua madre fintanto che lei è in vita. Si è tenuti a rispettare anche il fratello più grande di lui per disposizione rabbinica. Chi facilita sull'onorare i propri genitori ha annullato una mitzwàt 'asè (mitzwà positiva), a meno che non l'abbia fatto perché loro erano d'accordo e l'hanno perdonato per questo.
Anche una donna è tenuta a onorare i propri genitori, ma se suo marito la blocca, è esente
Questa mitzwà si applica in ogni luogo e in ogni tempo.
47 (mitzwàt lo ta'asè 30) Non menare il padre e la madre, com'è detto: "E colui che colpirà suo padre o sua madre subirà la pena di morte"
In generale è vietato picchiare chiunque (mitzwà 595), tanto più nel caso si abbia picchiato un genitore la gravità è molto maggiore. In particolare, se si ferisce il padre o la a madre, e ci sono testimoni e hatraà ~ avviso, si è passibili di pena di morte (çhèneq). E così anche nel caso l'abbia colpiti all'orecchio e l'abbia resi sordi, perché non è possibile che l'abbia resi tali se non avendo versato almeno una goccia di sangue all'interno del corpo (emorragia interna). Se l'avesse colpiti senza ferirli, è vietato così come è vietato colpire qualunque altro ebreo.
Se ha colpito il cadavere dei genitori è esente da pena.
Come conseguenza di questo divieto – è vietato al figlio prelevare sangue ai propri genitori per analisi, e così anche effettuare loro un'operazione chirurgica [a condizione che ci sia qualcun altro che possa compierla].
Se il padre si è trovato passibile di pena presso il Bet Din, anche se generalmente lui è l'esecutore, non può colpire il genitore, tranne nel caso in cui il padre non si sia reso passibile di pena perché mesìt ~ spinge a fare idolatria o madìach, perché su di essi è scritto esplicitamente: "E non avrai pietà" (vedi mitzwà 462).
Questa mizwà si applica in ogni tempo e ogni luogo.
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