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La sincerità, la verità e le bugie

Dal libro Perle di Torà di rav Immanuel Piazza



La verità

Si racconta riguardo al Gaon Rabbi Israel Lipkin di Salant, che una volta mentre faceva una lezione nella sua Yeshivà uno dei suoi alunni gli fece un'obiezione molto difficile. Rav Israel s'interruppe per qualche minuto pensando quale fosse la risposta. Tuttavia il Rav scese dal palco della Yeshivà dichiarando che non poteva più continuare la sua lezione dal momento che la domanda che gli era stata posta era veramente corretta e contraddiceva del tutto la sua lezione.

Successivamente disse ai suoi alunni: "In realtà avevo pensato cinque risposte adatte che avrebbero potuto convincere il pubblico continuando così la mia lezione, tuttavia sapevo che non erano del tutto esatte, e ho sconfitto il mio istinto malvagio dicendo a me stesso, Israel, come puoi non essere sincero!? Quindi ho abbandonato il palco dichiarando che l'obiezione domanda era corretta".

É anche scritto nel Talmud (Trattato di Sanhedrin): Ha detto Rava: Inizialmente pensavo che non esistesse al mondo una persona che dice sempre la verità e non cade mai nelle grinfie della bugia. Fino a quando ho conosciuto quel Talmid Chacham (Saggio studioso di Torà), che si chiamava Rav Tavut (c'è chi dice che si chiamasse Rav Taviomi) che mi ha detto: "Anche se mi donassero la cosa più preziosa al mondo non sono pronto a mentire. Una volta mi trovavo nella città che si chiama "Verità", tutti gli abitanti non dicevano mai una bugia, e per merito di ciò nessuno di loro moriva prima del tempo previsto"


La sincerità

Dal seguente racconto possiamo studiare quanto è importante impegnarsi nel dire sempre la verità.

Ci sono delle famiglie che quando viene un parente a trovarli a casa, dicono al loro figlio: "Saluta zio", anche se in verità non è né suo zio e né suo cugino. Delle volte ciò avviene anche quando viene a trovarli il vicino di casa.

Il Rav Chizkiau Yosef Mishovski racconta riguardo a una famiglia che una volta venne a trovarli il loro vicino. Quando entrò in casa, i genitori dissero al bambino di salutare "zio" (naturalmente non era veramente suo zio). Più tardi il bambino andò a scuola e raccontò a tutti che suo "zio" era venuto a trovarlo. Nella stessa classe studiava anche suo cugino. Quest'ultimo credendo che suo padre fosse andato veramente a fare visita ai suoi parenti, quando tornò a casa lo raccontò a sua madre. Quest'ultima si arrabbiò moltissimo, poiché quella stessa mattina aveva chiesto a suo marito di aiutarla, ma egli gli chiese se aveva proprio bisogno del suo aiuto, poiché aveva una giornata molto impegnata. E per questo la moglie gli aveva dato il permesso di andare, rinunciando al suo aiuto. Sentendo quindi che suo marito andava a perdere il suo tempo andando a trovare i suoi famigliari, si arrabbiò. Ciò causò una lite tra moglie e marito, anche se quest'ultimo in realtà non era mai andato a trovare i suoi famigliari, bensì colui che era andato veremente a trovarli era stato il vicino di casa, che veniva chiamato "zio".

Da qui studiamo che se i genitori si fossero impegnati sempre a parlare precisamente, dicendo a loro figlio "saluto il vicino" e non "saluta lo zio", ciò non avrebbe causato nessuna lite.

Per questo la Torà ci comanda37 : "Allontanati dal dire le bugie..."38

37 Shemot cap. 23, v. 7

38 Testi tratti dal libro “Tubecha Iabiu” del Rav Iztchak Zilbershtein


Delle volte è permesso dire le bugie…

L’ Halachà ci insegna che è permesso dire una bugia per salvare il nostro compagno da una vergogna. Es. è permesso prendere la colpa al posto del nostro prossimo in modo tale da non svergognarlo.

Poco tempo dopo la fine della seconda Guerra mondiale i fratelli

"Shlezingher" stamparono una nuova edizione del Talmùd. Era il primo Talmùd in America che fu stampato con cura e perfezione.

Anche il Rav Moshè Fainstein zz”l comprò subito questa nuova edizione del Talmùd.

Una volta il Rav Fainsten fu costretto a uscire dal suo studio. Nel frattempo uno dei suoi alunni senza intenzione versò dell’inchiostro su uno dei nuovi libri del Talmùd. L’alunno era molto dispiaciuto e gli altri suoi compagni erano ammutoliti.

Nel frattempo tornò il Rav nel suo studio. Notò ciò che era accaduto, e si rivolse al suo alunno con aria piacevole e con un sorriso lo calmò dicendogli che gli piaceva molto il colore celeste, ed adesso quel libro del Talmùd sembrava molto più bello di prima….; si sedette e continuò il suo studio come se non fosse successo nulla…..39

39 Tratto dal libro "Mishpetè ha-Shalom" del Rav Iztchak Silver

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