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La piaga del sangue

Nella Parashà di Waerà troviamo le dieci piaghe, che partono con quella del sangue, in cui tutte le acque in Egitto [tranne quelle degli ebrei] si trasformano in sangue. Vediamo ora alcune mizwòt legate al sangue: (149, 188, 452, 148).





 


149 (Lo Ta’asè 82) Non consumare il sangue, com’è detto “e ogni sangue non consumerete… del volatile e dell’animale” (Vayqrà 7:26)


Quando si parla di ‘animale’ (Behemà) si include anche la Chayà~animale selvatico. Chi consuma un KaZàyit di sangue (27 cc) è passibile di Karèt~recisione, se lo fa in modo volontario (Mezìd) e di sacrificio chattàt se lo consuma per errore/involontariamente (Shoghèg). Questa pena è relativa solo al “Dam HaNèfesh”, ossia il sangue da cui esce l’anima. Su tutti gli altri tipi di sangue invece non è passibile di Karèt, ma solo di fustigazione da parte del Bet Din. Tra questi altri tipi di sangue troviamo quello contenuto dalle membra del corpo dell’animale – che si rimuove attraverso la Melichà ~ salatura; quello del fegato (Kavèd) e della cistifellea (Techòl) che va kasherizzato in modo leggermente più complesso. Pertanto è importante verificare che la kasherizzazione sia stata effettuata come si deve prima del consumo. Spesso enti di kasherut se ne occupano già, ma va verificato di caso in caso se viene effettuata come si deve in base al proprio uso.

Nel divieto di ‘sangue’ si include anche il consumo di alcuni vasi sanguigni e membrane, mangiando i quali si trasgredisce un divieto MiDivrè Soferim.

Sul sangue di un essere umano sussiste anche un divieto MiDivrè Soferim nel caso si sia staccato dal corpo. Questo caso è comune nel caso in cui una persona si voglia ripulire una ferita, e si ‘lecca’ o ‘succhia’ al fine di diminuire la fuoriuscita o bloccarla. Nel caso in cui il sangue si sia già ‘staccato’ dal corpo è vietato, mentre nel caso in cui stia fuoriuscendo è permesso.

Il sangue dei pesci e dei chagghavim ~ cavallette permessi è permesso (vedi Mitzwà 156-157 per i pesci e 159 per i chaggavìm).

Il divieto si applica in ogni tempo e luogo, sia per gli uomini che per le donne.


188 (Mizwàt ‘asè 91) Coprire il sangue della Shechità di una Chayà ~ animale selvatico e di un volatile puri, com’è detto “La chayà o il volatile che si mangerà, sarà versato il suo sangue e ricoperto di terra”. (Wayqrà 17:13).

Ogni qualvolta che si effettua la Shechità di una chayà o di un volatile puri che si vuole consumare, il loro sangue va ‘coperto’. Prima che venga versato, si mette della terra sotto, si effettua la shechità e poi si copre, perché l'espressione “beafàr” significa che la terra deve stare sia sopra che sotto.

Si applica in ogni tempo e luogo, sia per gli uomini che per le donne.

 

 

452 (Mitzwà 'asè 262) Shachtare un animale domestico (Behemà) o selvatico (Chayà) o un volatile puro se si desidera consumarne le carni, com'è detto "e scannerai dal tuo bestiame e dal tuo gregge come ti ho prescritto" (Devarim 12:21).

Da questo versetto s'impara che ci sono norme 'prescritte' dal Signore che indicano come scannare un animale. Queste norme non si trovano scritte in nessun punto della Torà scritta, e neppure dei Neviìm o Ketuvìm. Pertanto viene dimostrata ulteriormente l'esistenza di una Torà Orale [portata in forma scritta in tempi successivi nella Mishnà e nel Talmud] concessa direttamente da Qadosh Barukh Hù e che include anche le norme riguardanti la Shechità, ossia la macellazione dell'animale necessaria dalla Torà per permettere il consumo delle sue carni [dopo averla salata (Melichà) e aver fatto quanto necessario ulteriormente].


Tra le principali norme riguardanti la Shechità troviamo che è necessario "Shachtare" almeno la maggior parte di due organi che si trovano nel collo dell'animale (chiamati Simanìm): il Qanè (trachea) e il Wèshet (esofago) [vedi immagine]. Per il volatile dev'essere la maggior parte di almeno uno, mentre per il quadrupede almeno la maggior parte di entrambi.

Ci sono cinque casistiche in cui la Shechità non è valida:

Shehihià, ossia se è stato interrotto il taglio durante la Shechità per il tempo necessario per effettuare un'altra Shechità.

Derisà, ossia se si è ha tagliato di colpo il collo applicando forza nel coltello.

Chaladà, ossia se si è messo il coltello tra i due simanìm e si ha tagliato il simàn superiore dall'interno verso l'esterno.

Hagramà, ossia se si ha tagliato troppo in baso o troppo in alto.

Iqqùr, ossia lo staccare uno dei due organi (Simanim) senta tagliarli, in modo artificiale o se è avvenuto questo per qualche motivo senza intervento umano prima del completarsi della Shechità.

La Mitzwà della Shechità secondo la halakhà quando si desidera mangiarne le carni si applica in ogni luogo e tempo, sia per gli uomini che per le donne.

 

148 (Lo Ta’asè 81) Non consumare il chèlev (un certo tipo di grasso), com’è detto “Ogni chèlev di un toro, di una pecora o di una capra non consumerete” (Wayqrà 7:23).

Chi consuma un KaZàyit (27 cc) di chèlev di una di queste tre tipologie di animali – se lo fa volontariamente (Mezìd) è passibile di Karèt, mentre se lo fa involontariamente (Shoghèg) è tenuto a portare un sacrificio della tipologia del chattàt.

Si tratta specificatamente del chèlev che si trova sul Qèrev ~ interiora], Kelaiòt ~ reni e Kesalìm ~ lombi. I nervi del chèlev sono anch’essi vietati, ma non si è passibili di Karèt per essi. Ci sono anche altri filamenti e membrane che sono vietati perché considerati parte del chèlev, per i quali non si è passibili se non di Makkàt Mardùt.

Il chèlev della Alià ~ coda [e la parte circostante] è permesso, perché quella parte non è chiamata “chèlev” se non per ciò che riguarda i sacrifici. Il chèlev di un animale selvatico (Chayà) è permesso.

Il divieto si applica in ogni luogo e tempo, sia per gli uomini che per le donne.

 

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