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La mezuzà


DAL LIBRO Le regole della mezuzà


INTRODUZIONE

In ogni civiltà e presso ogni popolo la casa rappresenta uno spazio che l’uomo ritaglia per sé ed esclude dal resto della società, per destinarlo alla tutela delle esigenze sue e della sua famiglia. L’uscio costituisce così un confine tra ciò che è di dominio pubblico e ciò che si desidera mantenere intimo, un pilastro a salvaguardia della propria sfera personale.

Nella concezione ebraica tale tutela non può che giungere dal Cielo e l’affissione della Mezuzà su ogni stipite richiama ad un affidamento sincero di chi abita quelle mura alla protezione divina.

Il contenuto dei brani scritti sulla pergamena, che costituiscono i primi due brani dello Shemà` (Deuter. 6: 4-9 e 11:13-21), sottolinea l’accettazione dell’unicità di Dio e della Sua onnopotenza, intesa come presupposto per la condivisione del premio riservato a chi mette in pratica gli insegnamenti della Torà. Kabbalad ‘ol malchud e ‘ol mizvod (acquisizione del giogo del Regno e del giogo delle mizvod) sono i due imperativi che ogni casa ebraica pone come principi irrinunciabili della propria esistenza nel presente e nel futuro. Così va inteso il passo del Talmud che dice:

La punizione per chi trasgredisce la mizvà della Mezuzà è la morte dei propri figli in quanto è scritto:

Lo scriverete sugli stipiti della vostra casa, ed appresso è detto: Affinchè si allunghino i vostri giorni ed i giorni dei vostri figli

(Deuter. 13:20- 21).¹

La famiglia ebraica in cui non sono ben radicati e dove non imperano i due capisaldi descritti, è destinata a perdere il proprio attributo e a non definirsi tale nella generazione successiva.

L’applicazione del precetto della Mezuzà costituisce anche un’assunzione di responsabilità, la ferma e consapevole decisione di essere parte integrante del popolo ebraico tanto nelle vita pubblica (la Mezuzà si pone sullo stipite esterno), quanto nella sfera privata. In questo è riscontrabile uno stretto legame con il comandamento imposto al popolo ebraico in Egitto di macchiare con il sangue dell’agnello gli stipiti delle porte alla vigilia dell’Esodo; anche allora era necessaria, finalmente, una presa di coscienza di tutte le famiglia, l’espressione di una compiuta volontà di salvezza e di libertà.

1 Talmud Bavlì, Shabbat 32b

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