Kippur - Kol Nidrè
Molti si domandano per quale motivo c’è tanta commozione la sera di Kippur quanto il chazan intona il Kol Nidrè.
Il Kol Nidrè non è una preghiera. Viene enunciato dal chazan circondato da due maggiorenti della comunità che formano un Bet Din di tre persone. E in qualità di Bet Din, questi tre dayanim cancellano i giuramenti e i voti di coloro che incautamente hanno fatto promesse solenni o dichiarazioni giurate. L’atto di cancellare i giuramenti è molto importante perché giuramenti in vano o in falso sono classificati tra i peccati gravi e nessuno di noi vuole arrivare a Yom Kippur con il peso di questi peccati.
D’altra parte si può obiettare che i giuramenti non sono cosa molto frequente; e allora perché tanta commozione per il Kol Nidrè?
Una risposta la possiamo forse trovare nel leggere il Messillàt Yesharìm di R. Moshe’ Chaim Luzzatto (Ramchàl). Nel quarto capitolo Ramchàl scrive che la Teshuvà, la possibilità che l’Eterno ci ha dato di cancellare i nostri peccati, è un grande atto di misericordia. A rigore di legge quando una persona pecca dovrebbe ricevere la punizione immediatamente, la punizione dovrebbe essere totale e il peccatore non dovrebbe avere nessuna possibilità di riparare il malfatto.
E invece, scrive Ramchàl, la misericordia divina dà tempo al peccatore; egli non viene punito immediatamente, la punizione non è totale e il peccatore ha la possibilità di pentirsi. Con la Teshuva’, l’atto di sradicare il desiderio che ha portato al peccato viene considerato alla stregua dello sradicamento del peccato stesso. Quando il penitente riconosce il proprio peccato, lo confessa all’Eterno e sente angoscia per il peccato commesso, il rammarico è simile a quello di una persona che si è pentita di aver fatto un voto o un giuramento e si rivolge al Bet Din per annullarlo.
Cosa possiamo imparare dalle parole di Ramchàl?
A chi ha giurato o fatto un voto e si è pentito di averlo fatto, il Bet Din chiede: “Avresti fatto il giuramento o il voto se avessi saputo come sarebbe stato difficile mantenerlo”? Se la risposta è “No”, il Bet Din ha la possibilità di dichiarare che il giuramento o il voto è stato fatto per errore e lo annulla.
E così come per un giuramento è possibile ottenerne l’annullamento da un Bet Din terrestre, di Kippur nel partecipare con il chazan nel dire il Kol Nidrè, imploriamo implicitamente che lo stesso trattamento ci venga riservato dal tribunale celeste per i nostri peccati. In questo modo il Kol Nidrè, nato come dichiarazione pubblica di annullamento dei giuramenti e dei voti, è diventato anche una preghiera di tutto Israele.
Molti si domandano per quale motivo c’è tanta commozione la sera di Kippur quanto il chazan intona il Kol Nidrè.
Il Kol Nidrè non è una preghiera. Viene enunciato dal chazàn circondato da due maggiorenti della comunità che formano un Bet Din di tre persone. E in qualità di Bet Din, questi tre dayanìm cancellano i giuramenti e i voti di coloro che incautamente hanno fatto promesse solenni o dichiarazioni giurate. L’atto di cancellare i giuramenti è molto importante perché giuramenti in vano o in falso sono classificati tra i peccati gravi e nessuno di noi vuole arrivare a Yom Kippur con il peso di questi peccati.
D’altra parte si può obiettare che i giuramenti non sono cosa molto frequente; e allora perché tanta commozione per il Kol Nidrè?
Una risposta la possiamo forse trovare leggendo il Messillàt Yesharìm di R. Moshè Chayìm Luzzatto (Ramchàl). Nel quarto capitolo Ramchàl scrive che la Teshuvà, la possibilità che l’’Eterno ci ha dato di cancellare i nostri peccati, è un grande atto di misericordia. A rigore di legge quando una persona pecca dovrebbe ricevere la punizione immediatamente, la punizione dovrebbe essere totale e il peccatore non dovrebbe avere nessuna possibilità di riparare il malfatto.
E invece, scrive Ramchàl, la misericordia divina dà tempo al peccatore; egli non viene punito immediatamente, la punizione non è totale e il peccatore ha la possibilità di pentirsi. Con la Teshuvà, l’atto di sradicare il desiderio che ha portato al peccato viene considerato alla stregua dello sradicamento del peccato stesso. Quando il penitente riconosce il proprio peccato, lo confessa all’Eterno e sente angoscia per il peccato commesso, il rammarico è simile a quello di una persona che si è pentita di aver fatto un voto o un giuramento e si rivolge al Bet Din per annullarlo.
Cosa possiamo imparare dalle parole di Ramchàl?
A chi ha giurato o fatto un voto e si è pentito di averlo fatto, il Bet Din chiede: “Avresti fatto il giuramento o il voto se avessi saputo come sarebbe stato difficile mantenerlo”? Se la risposta è “No”, il Bet Din ha la possibilità di dichiarare che il giuramento o il voto è stato fatto per errore e lo annulla.
E così come per un giuramento è possibile ottenerne l’annullamento da un Bet Din terrestre, di Kippùr, partecipando con il chazàn al Kol Nidrè, imploriamo implicitamente che lo stesso trattamento ci venga riservato dal Tribunale celeste per i nostri peccati. In questo modo il Kol Nidrè, nato come dichiarazione pubblica di annullamento dei giuramenti e dei voti, è diventato anche una preghiera di tutto Israele.
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