Il primo salmo di David
Dall'articolo sul CHÀTAM SOFÈR: LA FIAMMA DELLA TORÀ
Di Michele Wagner
IL PRIMO SALMO DI DAVID
Nel Talmud babilonese (trattato Berakhòt, 10a) i Maestri insegnarono
che ogni testo della Scrittura particolarmente amato dal re David, inizia
e termina con la parola אשרי (ashrè), “fortunato è colui che…”.
I Maestri tosafisti fanno notare che solo il testo composto dai
primi due capitoli dei Tehillìm9 inizia e termina con la parola ashrè. Come
è quindi possibile affermare che vi sono vari esempi nei quali la Scrittura inizia e termina con la parola ashrè?10
Il Chatàm Sofèr chiede come è possibile che vi sia qualcosa che
al re David è più caro della Torà, il dono del Santo Benedetto più prezioso
che esista. E spiega quindi che l’affermazione dei Maestri nel trattato
Berakhòt non si riferisce solo ai Tehillìm, opera del re David, ma alla Torà
stessa, che inizia e finisce con la parola אשרי. Infatti la prima parola della
Torà, בראשית, contiene al suo interno le lettere della parola אשרי. E anche
l’ultima parola della Torà, ישראל, contiene le lettere della parola אשרי.
La Torà inizia e finisce quindi con la parola אשרי. Una chiara
indicazione che il vero “amore” del re David erano proprio la Torà e il suo
studio, che è il tema dei primi due capitoli dei Tehillìm che iniziano con
queste parole:
Fortunato (אשרי) l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli
empi, che non si ferma nella via dei peccatori, né si siede sul banco degli
schernitori, ma il cui diletto è nella legge dell’Eterno, e su quella legge
medita giorno e notte [...]
E terminano con:
(אשרי)
Fortunati tutti quelli che confidano in lui.
9 Che i Maestri considerano un unico capitolo.
10 I Maestri tosafisti spiegano che il testo della Ghemarà si riferisce ad altri
capitoli dei Tehillìm (Salmi) che iniziano e finiscono con la stessa parola, come ad
esempio Tehillà o Hallelu-à. Il limite di questa affermazione è che il testo della Ghemarà
appare riferirsi proprio alla parola Ashrè. Il pregio della spiegazione del Chatàm Sofèr è
di non distaccarsi dal testo della Ghemarà.
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