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Il Mese di Nisàn - Pèsach

Tratto da "Momenti di Alakhà"




-Non si dice Tachanùn per tutto il mese di Nisàn perché la maggior parte dei giorni di questo mese sono giorni di festa. Infatti rosh chòdesh Nisàn è il giorno in cui fu eretto il Tabernacolo nel deserto (nel secondo anno dall'uscita dall'Egitto) e dodici giorni durò la sua inaugurazione. Ogni tribù portava ogni giorno dei sacrifici, facendo di quella giornata un giorno festivo. Inoltre, la costruzione del terzo Bet HaMiqdàsh con l'avvenuta messianica, avverrà proprio di Pèsach e la sua inaugurazione durerà sette giorni, ma questi si conteranno solo dopo i giorni della festa, per non mischiare la gioia del nuovo Bet HaMikdàsh con quella di Moèd; quindi gran parte dei giorni del mese di Nisàn sono gioiosi per Am Israel.


-Non si digiuna nel mese di Nisàn. Non si fa lo hespèd per un morto durante il mese di Nisàn a meno si tratti di un Talmiìd Chachaàm e solo durante il funerale.


-L'uso è quello di non andare al cimitero durante il mese di Nisàn. Chi ha un anniversario è bene che vada prima del mese. Se però si ha un anniversario del settimo giorno o del trentesimo, può andarci durante Nisàn.


-Lo Zohar scrive che in ogni festa la persona deve essere allegra e a sua volta deve rallegrare il cuore dei poveri dandogli il necessario per il moèd.


-Un vecchio uso era quello di distribuire del grano ai poveri, in modo da poter dare anche a loro la possibilità di gioire nella festa. Oggi si usa dare i soldi attraverso delle persone addette alla distribuzione. C'è chi dice che si tratti proprio di un obbligo preoccuparsi dei poveri della città, e specialmente prima dei moadìm, e non solamente di un'usanza.


Chamètz


-Dice lo Zohar che colui che “fa attenzione” al Chamètz di Pèsach viene protetto dallo yetzèr harà – l'istinto cattivo, per tutto l'anno.


-Bisogna stare attenti a non comprare nessun tipo di cibo per Pèsach, se non quelli con una certificazione sicura, che assicuri che il cibo sia Kashèr LePèsach.


-Prima di riporre negli armadi della cucina la spesa per Pèsach, si deve pulire bene tutti i ripiani da ogni briciola di chamètz.


-Si faccia attenzione a comprare confezioni di cibo ben chiuse, e che il timbro “Kashèr LePèsach” sia stampato direttamente sull'incarto con l'ologramma o simili, per evitare falsificazioni. In caso contrario, si chieda a un Mashghìach timoroso di D. del posto riguardo al prodotto.


-Per Pèsach è molto consigliabile acquistare solamente prodotti con ekhsherìm meuddarìm –certificazioni altamente affidabili. 


-Tutta la frutta secca (noccioline, mandorle ecc.), caffè tostato, caffè solubile, il tè, i wurstel, ecc. devono essere certificati “Kashèr lePèsach” e non basta un ekhshèr tradizionale (questi prodotti vengono lavorati spesso con la farina).


-Mangimi per gli animali è obbligatorio che siano Kashèr lePèsach, quelli che si usano durante l'anno vanno venduti a un gentile o eliminati prima della festa.


-Gli alcolici come birra, vodka, wisky, ecc. sono chamètz, e vanno venduti a un gentile o eliminati prima di Pèsach.


-I guanti di gomma e gli utensili usa e getta di carta (non plastica) è probabile che contengano i primi l'amido di farina e i secondi chamèz e c'è bisogno quindi di acquistarli con una certificazione Kasher lePèsach.


-I legumi (riso, piselli, fagioli, soia, fave, ceci, mais, ecc) secondo una parte dei sefarditi e gli italiani è permesso consumarli di Pèsach. Gli ashkenaziti non usano mangiarli.


-Chi usa mangiare i legumi ha l'obbligo di acquistare il riso con una certificazione Kashèr lePesach, dal momento che spesso viene lavorato con l'amido chàmetz.


-Prima di Pèsach si deve controllare per tre volte il riso (o altri legumi) che si consumeranno durante la festa per assicurarsi che non ci sia la presenza di grano, e questo anche se è certificato Kashèr LèPesach.


-Anche chi usa non consumare i legumi durante Pèsach, ci sono casi in cui è permesso (per es. per poppanti o malati); quindi si chieda a un rav esperto e timoroso di Hashèm i principi a proposito.


-Ci sono dei medicinali che contengono chamètz, quindi si controlli prima della festa chiedendo a un medico ebreo o a un Rav esperto e timoroso di Hashèm quali siano permessi. (ci sono siti internet dove pubblicano le liste dei medicinali o degli unguenti permessi di Pèsach).


-Ci sono molti sciroppi con gli aromatizzanti che vengono da sostanze vietate di Pesach, Quindi per questi prodotti si faccia maggiore attenzione.


-Quei medicinali che contengono chamètz sono permessi all'uscita della festa anche se non sono stati venduti al gentile prima di Pèsach. Tuttavia è bene includerli nella vendita in ogni caso.


-Riguardo agli utensili che non vengono utilizzati durante Pèsach, non c'è bisogno di kasherizzarli, ma vanno lavati bene e messi da parte in un posto chiuso accuratamente, in modo da non arrivare a utilizzarli nemmeno per sbaglio durante Pèsach.


-A priori non bisogna lasciare gli utensili che non si usano di Pèsach nella cucina, ma vanno riposti nella cantina o in un armadio chiuso bene, in modo che non si possa aprire facilmente. È consigliabile scrivere sull'armadio “chamètz”.


-Gli utensili che verranno utilizzati durante Pèsach e nei quali è assorbito il chamètz, dovranno essere kasherizzati.  Per gli utensili nuovi nuovi si dovrà fare la Tevilàt Kelìm senza kasherizzarli. C'è chi sostiene che sia consigliabile fare comunque una bollitura per gli utensili nuovi visto che c'è il rischio che siano stati unti con delle sostanze proibite (si chieda al proprio rav se essere rigorosi a riguardo o meno). 


-Durante Pèsach abbiamo un divieto esplicito della Torà, oltre a quello di non mangiarlo, di non possedere chamètz durante gli 8 giorni della festa. Per questo bisogna togliere tutto il chamètz da ogni proprietà (ufficio, magazzino, cantina, macchina ecc.). Chi possiede molto chamètz e non riesce a consumarlo tutto prima di Pèsach, può venderlo a un non ebreo.


-Chi lascia il chamètz in suo possesso durante Pèsach non compie la mitzwà positiva della Torà “Tashbìtu Seòr Mibattechèm” (Shemot 12;15) e viola il divieto della Torà di “Lo Yeraè Lechà Chamètz” (Shemot 13;7). Per la gravità della trasgressione, i nostri Chachamìm hanno vietato di godere pure dopo la festa del chamètz rimasto di proprietà della persona durante Pèsach. Con la vendita del chamètz a un non ebreo prima di Pèsach non si violano queste mizwòt.


-Chi vuole essere rigoroso faccia il possibile per consumare tutto il chamètz in proprio possesso prima che arrivi Pesach, per non appoggiarsi alla vendita del chamètz (anche se non risulta di avere del chamètz in possesso, è bene fare la vendita in ogni caso, per timore che si abbia lasciato per sbaglio del chamètz in qualche angolo di casa).


-La vendita del Chamez non deve sembrare una falsa compravendita (si vende il chamètz prima di Pesach al non ebreo e poi all'uscita della festa lo si ricompra) bensì la persona deve avere la vera l'intenzione di venderlo del tutto al non ebreo. Visto che per questa vendita ci sono delle regole particolari poco conosciute da tutti, è bene rivolgersi ad un rav competente e timoroso di Hashèm per imparare tutti i dettagli.


-Il chamètz venduto al non ebreo è bene che non resti dentro casa. Se il non ebreo può prenderlo con sé sarebbe la cosa migliore. In altri casi bisogna riporre il chamètz dentro una stanza e affittare al non ebreo questa stanza. Se c'è la necessita di utilizzare questa stanza, bisogna riporre il chamètz in un armadio o comunque in un posto riservato e chiuderla bene. È consigliabile scrivere sul pacco “Chamètz” come riconoscimento, nel caso questo sia stato riposto in casa.


-Vendendo tutto il chamètz al non ebreo con il contratto di vendita, c'è chi consiglia di includere anche il chamètz assorbito nelle stoviglie (e non le stesse, perché in caso contrario dopo Pèsach si avrà l'obbligo di fare la tevilàt kelim agli utensili venduti al non ebreo). È bene quindi lavarle accuratamente e metterle da parte.


-È possibile nominare un terzo (non un bambino che non è bar mitzwà) che compili il contratto di “vendita del chamètz” per un'altra persona.


-Il chamètz che è stato in possesso di un ebreo durante Pèsach, è vietato sia mangiarlo che goderne. Per questo, all'uscita della festa è bene assicurarsi che i ristoranti o i negozi di genere alimentari di un ebreo abbiano fatto la vendita prima di Pèsach.


-Una persona che trova chamètz in casa durante i giorni di Chol haMoèd, lo deve bruciare immediatamente, oppure sbriciolarlo e gettarlo nel bagno. Se invece questo capita di Shabbàt o Moèd, non può spostarlo essendo “muqtzè”, quindi dovrà coprirlo fino all'uscita della festa e poi bruciarlo o sbriciolarlo come scritto sopra.


-Durante Pèsach noi sostituiamo il pane con la matzà, quindi ogni volta che la si mangia si dovrà fare la Netilàt Yadàim, lo Hamotzì e la Birkhàt haMazòn. Se si mangia la matzà durante tutto l'anno invece, i sefarditi, fino al 14 del mese di Iyàr (un mese dopo Pèsach) fanno sulla Matzà haMotzì. Dopo il 14 di Iyàr fanno Mezonòt. C'è chi dice invece che dal momento che è disponibile il pane dell'ebreo in città, si recita subito dopo Pèsach Mezonòt (quindi si chieda al proprio rav esperto e timoroso di Hashèm quale sia il proprio minhàg). Gli Ashkenaziti fanno tutto l'anno haMmotzì, come se fosse pane. Anche i sefarditi che vogliono essere rigorosi è bene che mangino la matzà in un pasto di pane, in modo da poter recitare la Birkhàt haMazòn e uscire d'obbligo da tutte le opinioni.


-In ogni caso chi evita di mangiare matzà tutto l'anno, mangiandola solo a Pèsach, è degno di Berakhà.


-Dal momento che le stoviglie durante l'anno vengono utilizzate con il chamètz, non possono essere utilizzate durante Pèsach, a meno che non venga espulso il chamètz assorbito in esse.


-Quando il popolo d'Israele ritornò dalla guerra contro Midiàn, prese con sé oggetti di vari materiali. Allora Hashèm comandò che prima che utilizzassero le stoviglie di Midian, le kasherizzassero per eliminare tutte le sostanze assorbite in esse, come è scritto: “Il Sacerdote Elazàr disse ai soldati che erano andati in battaglia: Questa è la legge per la purificazione degli oggetti...ogni cosa che venga messa sul fuoco utilizzandola per cuocere, dovrete passarla sul fuoco e sarà pura... Invece ogni oggetto che non venga messo sul fuoco, basterà immergerlo nell'acqua rituale” (Bamidbàr 31, 21-23). In questi versi la Torà ci insegna che ogni stoviglia che abbia assorbito un cibo non kashèr (o chamètz nel nostro caso), per kasherizzarlo e fargli espellere del tutto ciò che è in esso, bisogna farlo nello stesso modo in cui lo ha assorbito (ci sono tuttavia degli utensili di materiali che è impossibile kasherizzare).


-Ogni stoviglia che viene utilizzata direttamente con il fuoco, come ad esempio lo spiedo, la bistecchiera, o addirittura una padella che la si usa con poco olio (solo per non fare attaccare il cibo), dal momento che l'assorbimento del chamètz è avvenuto con il fuoco, anche l'espulsione delle sostanze vietate sarà ffettuata con il fuoco. Bisogna prendere quindi l'utensile, metterlo nel fuoco (spesso è necessaria la fiamma ossidrica per raggiungere tali temperature) finché diventi rosso, e questo va fatto su tutti i lati dell'utensile. Questa operazione è chiamata “libbùn”.


-Ogni tipo di pentola che viene utilizzata per i liquidi, o per un cibo con tanto olio, come ad esempio la pentola della minestra, della pasta, la padella della frittura, dal momento che questi assorbono il chamètz con dei liquidi, anche l'espulsione va effettuata con un liquido, l'acqua bollente. Questa operazione è chiamata aggalà

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