Fattori che rendono necessaria la Netilàt Yadaìm
Tratto dal Kitzùr Shulchàn Arùkh di rav S. Gantzfried Cap.2,9
Questi sono i casi nei quali è necessaria la netilàt yadaìm con l'acqua: colui che si alza dal letto¹, colui che esce dal gabinetto² o dalla stanza da bagno², quando ci si tagliano le unghie², chi si taglia i capelli², colui che si toglie le scarpe³, colui che compie l'atto coniugale¹, chi tocca un pidocchio¹ e colui che esamina minuziosamente i suoi abiti [per cercare eventuali parassiti] anche se non ha toccato gli insetti², colui che si lava o si tocca la testa³, colui che si tocca il corpo³,nelle parti che sono generalmente coperte, colui che esce dal cimitero, colui che accompagna un morto o entra in un ohel ~tenda (nel senso di sepolcro) e colui che causa una fuoriuscita di sangue² [anche solo dopo un un prelievo].
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¹) In questo caso, l'obbligo di lavarsi le mani è stato istituito per due ragioni: a) per eliminare lo spirito di impurità; b) per pulizia. Ne consegue che è vietato recitare qualsiasi benedizione o iniziare qualsiasi tipo di studio prima di essersi lavate le mani.
²) In questi casi la necessità di lavarsi le mani dipende dallo spirito di impurità e se non si possono lavare le mani nella maniera precedentemente descritta, si possono comunque recitare le benedizioni e studiare la Torà.
³) Questa abluzione è stata istituita per pulizia perciò, se non vi è acqua disponibile, si possono pulire le mani con altre sostanze. Finché non si siano lavate le mani, è vietato recitare le benedizioni o (iniziare) lo studio della Torà.
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