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Essere coinvolti nei preparativi dello shabbat


Il Ben Ish Chai (Rav Yosef Chaim di Bagdad, 1833-1909), nella parashà di Lech Lechà (4), parla dell’importanza di essere personalmente coinvolti nella preparazione dello shabbat. Scrive che se perfino una persona ha diversi servi che sono in grado di occuparsi di tutti i preparativi necessari per lo Shabbat, deve comunque compiere qualche azione per aiutare la preparazione. Il Ben Ish Chai riporta numerosi esempi dal Talmud, di Chachamim che compivano alcune azioni ogni venerdì per preparare in onore dello Shabbat. Rabbi Chia tagliava le verdure; Rabba e Rav Yosef spaccavano la legna; Rabbi Zera accendeva il fuoco; Rabbi Abba ravvivava le fiamme; Rav Papa preparava gli stoppini, Rav Nachman puliva la casa.

Il Ben Ish Chai aggiunge che il sudore causato dagli sforzi che si impiegano per preparare lo Shabbat, hanno la capacità di espiare tutti i peccati. Ricorda inoltre l’abitudine del padre di recarsi ogni venerdì mattina dal fruttivendolo per selezionare frutta di qualità per lo Shabbat, da portare a casa.

L’Arizal (Rav Izchak Luria di Zfat, 1534-1572) riporta che tutto il cibo che ci si ripropone di utilizzare per lo Shabbat dovrebbe essere acquistato specificatamente il venerdì, così da poter essere conferito della kedushà dello Shabbat. Però, scrive il Ben Ish Chai, se lo Shabbat comincia il venerdì presto, e così facendo non resterebbe tempo sufficiente per preparare il cibo, cibi che necessitano particolare preparazione possono essere acquistati dal giovedì. Un’eccezione è costituita dalle challot per shabbat, che costituiscono la componente primaria per il pasto di Shabbat e devono essere cotte specificatamente il venerdì. Secondo il Ben Ish Chai, persino se una persona va dal fornaio ogni giorno per comprare il pane, il venerdì dovrebbe preparare le challot per Shabbat, così che la moglie possa compiere la mizvà della “hafrashat challà” (separare parte dell’impasto). Spiega che Adam (Adamo) è chiamato la “Challà del mondo”, la più alta e importante creatura, ed è stato creato di venerdì e quello stesso giorno ha peccato. È stata Chavà (Eva) a causargli di peccare, ed ha quindi rovinato la “Challà del mondo”, le donne hanno la possibilità di rettificare questo peccato attraverso la mizvà dell’hafrashat challà. Questo andrebbe fatto di venerdì, giorno in cui è avvenuto il peccato. Per questo motivo alcune donne hanno l’uso di designare dei soldi da dare in zedakà prima di separare la challà il venerdì pomeriggio, così da espiare il peccato di Chavà. Alcune donne mettono inoltre dei soldi da parte da dare in zedakà prima di accendere le candele dello Shabbat, azione che serve similmente per espiare il peccato di aver “estinto la luce del mondo” causando ad Adam di mangiare dall’albero proibito, portando quindi la morte nel genere umano. La zedakà è data prima dell’accensione con la speranza di guadagnare espiazione per il comportamento di Chavà.


Va notato che le regole della Niddà servono inoltre come rettifica per il comportamento di Chavà.


Il nome “Chanà” che è composto dalle lettere “chet”, “nun”, “hei” – serve come ricordo delle tre mizvot attraverso cui le donne portano espiazione per il peccato di Chava: Challà, Niddà e Hadlacat hanerot (accensione delle candele).


Riassumendo: c’è la mizvà di essere personalmente coinvolti in qualche aspetto della preparazione dello Shabbat. Perfino una persona che ha molti aiutanti deve lasciare alcune mansioni per se stessa.

È preferibile comprare il cibo per lo Shabbat il venerdì, e non prima, a meno che così facendo non ci sia tempo sufficiente per finire i preparativi prima dell’entrata dello Shabbat.

Bisognerebbe preparare le challot per lo Shabbat, e questo andrebbe fatto il venerdì, perché la mizvà dell’Hafrashat challà, serve come espiazione per il peccato di Chavà, che è stato compiuto di venerdì.

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