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La mezuzà

UNO SCRITTO DI RAV ALFONSO PACIFICI CIRCA LA MEZUZÀ


Altre nazioni hanno pure scritto varie leggi e slogan sulle le loro case, sui monumenti, ma tutto è andato perduto con le loro case ed i loro monumenti. Erano tanto orgogliosi da scriverli in caratteri cubitali sulle pietre più dure, e scolpirli nel bronzo, su costruzioni monumentali. Essi credevano, così, di poter durare attraverso i secoli! Sono passati i secoli, ed hanno portato invece la decadenza e l’oblio. Caddero le pietre, la terra le coprì, guerre, incendi le distrussero, o furono semplicemente dimenticate. I popoli se ne andarono o vennero deportati in paesi lontani, le guerre, le epidemie, li costrinsero a lasciare i loro paesi. Cadde il silenzio sui Fori famosi di un tempo, li coprì l’erba, e poi la sabbia ricoprì tutto. Le iscrizioni furono cancellate dal tempo…

Più tardi, dopo la lunga notte dei secoli, vennero gli uomini, desiderosi di conoscere il passato; e dopo ricerche affannose e scavi, scoprirono frammenti di vecchie iscrizioni, cercarono di decifrarle, a volte senza riuscirci, a volte li aiutò l’immaginazione…finchè ricomposero il testo di quelle leggi che non erano tuttavia servite a preservare quei popoli dalla morte.

E attraverso tutti questi secoli, nacquero I figli dei figli di Israele, dapprima come cittadini della loro terra, poi dispersi in tutti i paesi del mondo, la maggior parte perseguitati, oppressi per il loro attaccamento alla legge di D-o. Ed i padri, quando i loro figli raggiunsero i tredici anni, insegnarono loro a mettere sul braccio i Tefillin. E questi figli divennero uomini, trovarono la compagna della loro vita, e quando costituirono un focolare domestico, per per insegnare la parola Divina, essi scrissero sulla Mezuzà questo precetto Divino, e prima di ogni altra cosa, la affissero sugli stipiti delle porte della loro nuova casa. Così, la legge Divina si manteneva viva per il popolo ebraico, e rimase intatta nella sua verità e superiore a tutte le altre leggi di tutti i tempi.

Non sulla pietra, non sul bronzo venne scritto questo comandamento, ma sull’umile pergamena, appesa allo stipite. Avrebbe potuto cadere la porta con la casa, ma la Mezuzà sarebbe rimasta intatta, e tutti quelli che ne conoscevano il valore, avrebbero desiderato ardentemente di averla sempre con sè, e di affiggerla nella nuova casa - chissà dove, chissà quando ciò sarebbe stato possibile – che l’Onnipotente avrebbe loro concesso come luogo di riposo.

Oggi, questa tradizione si è interrotta per molti, molti figli di Israele che non sono più capaci di riconoscere il contenuto Divino di questa idea, ed incorrono pure nell’errore di considerare la Mezuzà una superstizione dei tempi passati, e non vedono in essa l’adempimento del supremo comandamento Divino, che – come tale e solo come tale – ha potuto sopravvivere attraverso i secoli più di ogni grandioso monumento.


(“Israel”, Firenze, Tevèt 5690 – Gennaio 1930)

Dediche
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In memoria di Antonella bat Giuseppina z.l.
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