Doppia protezione delle città rifugio
La Torà afferma: “Predisporrete delle città, che vi servano come città rifugio, così che un omicida che abbia ucciso involontariamente possa cercarvi scampo”. (Bemidbar 35:11)
Scappare nella città rifugio dà all’omicida involontario protezione fisica, ma in che modo può giovare alla sua psiche?
Il Chidushè Harim, un famoso commentatore, spiega che se un membro del Popolo d’Israele, uccide qualcuno, anche se involontariamente, si sentirà a pezzi e colpevole. Sarà così scosso che sentirà di non avere più un posto in questo mondo in cui andare a nascondersi. Allora HaShem gli dice: “Ti do un posto.” Vai in esilio nelle città rifugio e ti salverai. Lì potrai trovare serenità. Ma questo vale solo se una persona ha una comprensione profonda del danno che ha causato. Se una persona non prova un profondo rammarico e ancora pensa di avere un posto in questo mondo, la città rifugio non gli provocherà nessun beneficio psicologico.
Quando danneggi una persona e provi rammarico della cosa, puoi ricavare un beneficio dalla tua pena – se questo ti motiva a riparare, fare più attenzione e migliorare il tuo comportamento. Chi causa a un’altra persona una perdita o una sofferenza e non si sente responsabile, manifesta una totale mancanza di interesse per gli altri.
Un volta una persona è andata dallo Staipler (un grande Rav della scorsa generazione) chiedendo una berachà: che risulti innocente in tribunale per una violazione su una norma sul traffico. Invece di dargli la berachà lo ha ammonito: “Se tu violi una norma sul traffico, stai mettendo in pericolo la vita degli altri. Ti meriti quindi la più grande punizione.”
Se fai qualcosa di male, rammaricati per le tue azioni, chiedi scusa, cerca di rimediare e cerca di correggerti in modo da non commettere lo stesso errore in futuro.
Riadattamento del link: http://www.aish.com/tp/ss/ssw/48943316.html
basato su “Growth Through Torah” di Rav Zelig Pliskin