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Il popolo ebraico si stava preparando per l’esodo dall’Egitto e D. comandò loro la
Mitzvà di sacrificare l’agnello pasquale. Il verso (Bo 12:28) afferma che gli ebrei
fecero come D. aveva detto loro. È interessante notare che avevano ricevuto il
comando di offrire il sacrificio il quattordici di Nissan, ma il verso, riferendosi a
quello che era stato detto nel primo di Nissan, afferma che era già stato fatto.
Se l’hanno sacrificato il quattordici, perché il verso afferma che il primo del mese
l’avevano già fatto? I nostri Saggi ne derivano un importante insegnamento:
l’accettazione e la volontà di compiere una Mitzvà è pari ad averla già compiuta.
La nostra grandezza consiste nella nostra abilità di accettare di compiere la volontà
di D., anche senza comprenderle, perché è impossibile capire del tutto il Volere
Divino, per via dei nostri limitati corpi fisici. Inoltre, quando accettiamo
incondizionatamente di fare ciò che ci viene chiesto, proviamo un sentimento
positivo incredibile, di soddisfazione e connessione spirituale. Il motivo è che la
nostra vera essenza è la nostra anima, che è completamente spirituale ed è nutrita
solo dal compiere la Volontà di D. Più nutriamo la nostra anima, più diamo
sostentamento alla nostra vera essenza. L’anima, essere spirituale, discende da un
mondo spirituale ed è impiantata in un essere fisico, a cui si contrappone
completamente: quest’ultimo è nutrito di desideri e scopi fisici; ne deriva una
battaglia costante tra corpo e anima. A volte è difficile compiere il Volere Divino e
godere di una connessione spirituale, per via della pigrizia o di desideri che ci
attraggono nella direzione opposta. Tuttavia, abbiamo la forza interiore di buttarci e
sfondare la nebbia del desiderio e, anche se inizialmente difficile, proveremo poi un
senso di realizzazione, disciplina e nutrimento spirituale. Nelle generazioni precedenti,
era dato per certo che si compisse la Volontà di D.
Al punto che i nostri antenati, nella loro salda fede, erano disposti a dare la loro vita per
mantenere le Mitzvot. Le persone erano abituate a sforzarsi per conseguire un
obiettivo, anche senza risultati immediati. Sapevano che se c’è impegno, alla fine ci
sarebbero stati risultati. Se ci si sforza per un fine, ci si connette ad esso e si gode del
frutto del proprio lavoro. Oggi, però, siamo una generazione “usa e getta” che si
aspetta risultati immediati: cibo pronto, pizzerie, piatti di plastica e anche
asciugamani usa e getta sono diventati la norma. La via che percorrevo per andare a
scuola trenta anni fa aveva una sola pizzeria. Oggi, la stessa via ha solo un negozio
non‐fast food! Ci aspettiamo risultati immediati, quindi non abbiamo pazienza di
produrre alcuno sforzo. La mancanza di impegno da parte nostra, risulta in una
mancanza di connessione, perché la connessione è in base allo sforzo.
Recentemente, raccogliendo fondi per carità, ho chiesto una donazione a un mio
vecchio compagno di classe di successo. Dopo avermi dato una somma molto
generosa, gli ho chiesto se potevo rivolgermi a suo padre, molto benestante. Mi ha
risposto: “Potresti chiederglielo, ma non ti aspettare una grande donazione. Si è
impegnato molto per guadagnare i suoi soldi, iniziando da zero dopo la Shoà. Mentre
io, mi diletto. Per me vale il detto: “tanti presi, tanti spesi!”
Impariamo l’importanza di dedicare energia nella costruzione della nostra
connessione con D. Più ci impegniamo e apprezziamo le nostre Mitzvot, più
otterremo una connessione soddisfacente con D. e “vivremo con Lui”.
Yehonatan Salem