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Parlare prima di bere il vino del kiddush


Quando una persona recita il kiddush del venerdì sera, per conto di tutti i presenti a tavola, coloro che ascoltano devono avere in mente di uscire d’obbligo con le berachot di colui che recita il kiddush – le berachot di “borè perì haghefen” per il vino e quella per il kiddush. Avendo questa intenzione sono considerati come se essi stessi abbiano personalmente recitato le berachot.

Come sappiamo, c’è l’uso che chi recita il kiddush passa poi il bicchiere a tutti gli altri così che possano bere il vino del kiddush. Coloro che sono a tavola, non possono parlare prima di aver bevuto il vino, così come una persona che recita una berachà su un cibo o una bibita non può parlare prima di aver mangiato o bevuto. Come abbiamo detto chi sente la berachà è considerato come se lui stesso l’abbia recitata, quindi anche lui non può parlare fino a dopo aver bevuto il vino, così come chi recita la berachà non può parlare prima di aver bevuto.


Questo vale non solo per il venerdì sera, ma ogni qualvolta una persona compie l’obbligo di recitare una berachà per un cibo o una bevanda, ascoltando la berachà di qualcun altro. Se per esempio due persone vanno a bersi qualcosa insieme, e uno decide di ascoltare la berachà dell’altro anziché recitare la berachà lui stesso, questa persona non deve parlare da quando comincia ad ascoltare la berachà fino a che non beve.

La domanda è: se una persona ha parlato prima di bere il vino del kiddush, deve rifare la berachà? Spesso capita che le persone si dimentichino l’alachà e parlino dopo il kiddush prima di bere il vino. Possono appoggiarsi sulla berachà che hanno sentito o devono recitare una berachà per conto proprio?

Molti rishonim (autorità alachike medievali), fra cui il Rosh (Rabbenu Asher Ben Yechiel, Germania – Spagna, 1250-1327) e il Mordechai (Rabbì Mordechai HaCohen Ashkenazi, Germania, 1240- 1298), sostengono che bisogna recitare una berachà in questo caso. Secondo questo punto di vista, parlare fra la berachà è l’atto di bere, compromette la validità della berachà, richiedendo di conseguenza la recitazione di una nuova berachà. Questa sembra essere l’opinione accettata dal Bet Yosef (Orach Chaim, 167). Però, il Ramà (Rabbì Moshè Iserless, Polonia, 1525-1572) cita l’opinione del Rokeach (Rabbi Eleazar di Worms, Germania, 1160-1237) che dice che ci si può appoggiare sulla berachà ascoltata, perfino se si è parlato nel mezzo. Secondo questa posizione, a condizione che chi abbia recitato il kiddush abbia bevuto il vino senza parlare nel mezzo, gli altri possono appoggiarsi sulla sua berachà nonostante abbiano parlato.

Per stabilire l’alachà, dobbiamo ricordarci della famosa regola secondo cui “safek berachot leachel” ossia che non si recita una berachà se c’è il dubbio che non sia necessaria. Nel caso in questione, quindi, si può bere il vino senza ripetere la berachà. Bisogna però sottolineare, che questo si applica solo “bediavad” (a posteriori), nel caso in cui si abbia parlato per errore. La cosa migliore è comunque stare attenti a non parlare dopo aver sentito il kiddush prima di bere il vino.

Riassumendo: dopo aver recitato il kiddush, chi lo ha ascoltato non deve parlare fino a che non abbia bevuto. Se, però, qualcuno ha parlato nel mezzo, può bere senza recitare la berachà, a condizione che chi ha recitato il kiddush abbia bevuto senza parlare nel mezzo.

Riadattamento del link: http://www.dailyhalacha.com/displayRead.asp?readID=1747

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In memoria di Antonella bat Giuseppina z.l.
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