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Sull’asincronia tra le parashòt in Eretz Israel e nella diaspora

di Michael Wagner


Nei giorni di Yom Tov1 e di Moèd 2, la lettura pubblica della Torà è

costituita da brani inerenti la festa. Ciò vale anche se Yom Tov cade di

Shabbàt, nel qual caso, a differenza di uno Shabbàt normale, il tema della

festa prende il posto della parashא della settimana.


L’asincronia delle letture della Torà nell’anno 5779

Quest’anno, in Eretz Israel, dove Pèיsach dura sette giorni, la festa è

terminata venerdì 26 aprile e pertanto il giorno successivo è stato uno

Shabbàt normale in cui si è letta Acharè Mot, la parash, della

settimana. Nella Diaspora invece, dove Pèsach dura otto giorni, in questo

Shabbàt è stata letta la parashà dell’ottavo giorno di Pèsach (‘Assèr

Te’assèr, Devarìm, da 14:22 a 16:17). Pertanto nello Shabbàt seguente

del 27 aprile in Eretz Israel è stata letta la parashà di Acharè Mot

mentre nella Diaspora la stessa parashà è stata letta una settimana dopo,

nello Shabbàt del 4 maggio. Così continuando, quest’anno da Pèsach in

poi, per oltre tre mesi in un periodo nel quale si leggono quattordici

parashòt, nei batè ha-kenèsset nella Diaspora si è letta la parashà già

letta la settimana precedente in Eretz Israel. Solo il 3 agosto, nello

Shabbàt in cui nella Diaspora sono state lette insieme le due parashòt di

Mattòt e Mass’è e in Eretz Israel è stata letta solo la parashà di Mass’aè,

si è ritornati in sincronia.



Perchè l’asincronia è durata per ben tre mesi

Un’ovvia domanda è perchè bisogna aspettare più di tre mesi per

sincronizzare la lettura della parashà in Eretz Israel e nella Diaspora

creando così problemi per i viaggiatori. Infatti chi viaggia da Eretz Israel

in Italia, o in un altro paese della Diaspora, si trova nella situazione di

dover partecipare alla lettura di una parashà che è stata già letta in Eretz

Israel; chi va dall’Italia in Eretz Israel perde la lettura di una parashà3.

Prima di rispondere a questa domanda bisogna premettere che

non tutte le parashòt si prestano ad essere lette insieme4. Inoltre l’anno

5779 è stato un anno embolismico (shanà me’ubèret), con un mese

aggiuntivo (Adàr Shenì); avendo quattro settimane in più, quest’anno non

è stato necessario unire le stesse parashòt che vengono lette insieme in

un anno normale (shanà peshutà)5.

Va notato però che nelle quattordici settimane dopo Pèsach vi

sono ben quattro occasioni in cui due parashòt possono essere lette

insieme, permettendo così di sincronizzare la lettura della Torà in Eretz

Israel con quella nella Diaspora. Quest’anno la prima occasione è stata

nello Shabbàt che ha seguito Pèsach nel quale si sarebbero potute

leggere insieme le parashòt di Acharè Mot e Qedoshìm. Dopo altre due

settimane ci sono state le parashòt di Behàr Sinay e Bechuqqotày e poi

le parashòt di Chuqqàt e Balàq, tutte parashòt che vengono lette insieme

in anni normali. Perchè quindi attendere ben quattordici settimane fino

allo Shabbàt in cui si leggono insieme le parashòt di Mattòt e Massaè per

sincronizzare la lettura della Torà tra Eretz Israel e la Diaspora?

Questa non è solo una questione pratica, acuita al giorno d’oggi

in cui si viaggia molto piש del passato, ma anche una questione di

“achdùt”, di unità di ‘Am Israel. Perchè non limitare le differenze

quando la cosa è possibile?

Con grande soddisfazione ho trovato che tale domanda è stata

già posta 500 anni fa da rav Yosef di Trani (1538-1639), detto Maharit o

Maharimat dalle sue iniziali, considerato il più autorevole decisore

halakhico tra i maestri vissuti dopo l’espulsione dalla Spagna nel 14926.

La sua risposta è pubblicata nella sua opera di responsi (Sheelòt uTshuvòt

Maharit, parte seconda, quarto responso).


La spiegazione del Maharit

Nel trattato di Meghillà (31b) i maestri menzionano che la festa di

Shavu’òt è anche considerata un capo d’anno e citano il trattato di Rosh

Hashanà (16a) dove è scritto che Shavu’ot è il capodanno per i frutti degli

alberi, quando il tribunale celeste decide quale sarà il raccolto. Pertanto,

seguendo il principio secondo il quale ci auguriamo che“termini l’anno

con le sue maledizioni”, la parashà di Bechuqqotày, in cui sono contenute

le kelalòt (“maledizioni”) di chi non osserva le mitzwòt, va letta prima di

Shavu’òt. Nello stesso trattato di Meghillà (31b, “Kelalòt”) i maestri

tosafisti spiegano che per evitare di avvicinarsi alla festa di Shavu’ot con

tali pensieri, si separa Bechuqqotày da Shavu’òt, leggendo anche la

parashà seguente di Bemidbàr, immediatamente prima di Shavuòt7.

In Eretz Israel, dato che quest’anno vi sono stati più sabati rispetto alle

parashòt disponibili, non vi è stata altra alternativa che interporre prima

di Shavu’òt non solo la parashà di Bemidbàr, ma anche quella successiva

di Nassò. Nella Diaspora, partendo da Pèsach con un “ritardo” di una

settimana e senza unire nessuna parashà, è stato invece possibile leggere

la parashà di Bemidbàr immediatamente prima di Shavu’òt come

prescritto dallo Shulchàn ‘Arùkh. Vi è stato quindi un motivo valido per

mantenere la discrepanza tra Eretz Israel e la Diaspora nel periodo tra

Pèsach e Shavu’òt.

Resta da comprendere però, per quale motivo una volta giunti

a Shavu’òt, non si uniscano le prime due parashòt disponibili, ovvero

Chuqqàt e Balàq, ma si lascino passare altre due settimane, per leggere

insieme le parashòt di Mattòt e Mass’è prima del 9 di Av, il giorno in cui

si digiuna per la distruzione del Bet ha-Miqdàsh.

Il Maharit spiega che la parashà di Devarìm viene letta subito

prima del 9 di Av e quella di Waetchanàn immediatamente dopo. Il

motivo per cui si legge Waetchanàn subito dopo il 9 di Av è che in questa

parashà è scritto: “Quando avrete generato figli e nipoti e sarete rimasti

a lungo nel paese (wenoshantèm, il cui valore numerico è 852) [...] e

farete ciò che è male agli occhi dell’Eterno [...] andrete perduti dalla

terra...” a testimonianza del fatto che il Santo Benedetto che fece la

grazia di anticipare l’esilio Babilonese e la distruzione del Bet ha-Miqdàsh

di due anni, dopo 850 anni, per evitare che si compisse la profezia di

“Andrete perduti”8. Tra le parole di rimprovero, sono nascoste parole di

speranza e di redenzione (Gheulà), appropriate per lo Shabbàt che segue

il 9 di Av.

Pertanto, in generale, quando si può correggere la mancanza di

sincronia, ciò va fatto il prima possibile. Ma visto che nell’anno 5779 vi

è stato un motivo di ritardare la correzione, una volta che si è ritardato,

si preferisce mantenere l’ordine regolare delle parashףt fino al 9 di Av e

allinearle all’ultima possibile opportunit, prima del 9 di Av proprio per

sottolineare che non si unisce la lettura di due parashòt per mancanza di

sabati come per gli anni non embolismici, ma per permettere che il 9 di

Av sia a cavallo tra Devarìm e Waetchanàn. Fin qui la spiegazione del

Maharit.


Quali parashòt si leggono in un anno non embolismico

In un anno non embolismico, quando l’ottavo giorno di Pèsach cade di

Shabbàt, in Eretz Israel si legge la parashà di Sheminì che nella Diaspora

viene invece letta nello Shabbàt successivo, generando un ritardo simile

a quello già descritto. Se nella Diaspora si prosegue senza unire nessuna

parashà, Bemidbàr viene letta, come prescritto, nello Shabbàt prima di

Shavu’òt. In Eretz Israel affinchè Bemidbàr venga letta prima di Shavu’òt,

è necessario unire due parashòt. In modo simile a quanto detto dal

Maharit, il minhàg (usanza) è quello di unire le ultime due parashòt

disponibili prima di Shavu’òt, ovvero Behàr e Bechuqqotày e non quelle

precedenti di Tazrìa’-Metzorà’ o Acharè Mot - Qedoshìm che capitano

appena dopo l’inizio dell’asincronia. Così la differenza tra la Diaspora ed

Eretz Israel dura per sei settimane9.

Per quanto questa sistemazione possa apparire inutilmente

complicata, va notato che è stata strutturata facendo attenzione a unire

e separare le parashòt piש indicate, con l’obiettivo comune di allontanare

i passi di rimprovero quando necessario e di sincronizzare i passi che

contengono parole di speranza e redenzione nei momenti piש indicati10.


Achdùt non significa sempre uniformità

Da quanto detto, si può anche suggerire una spiegazione del concetto di

unità (achdùt). Piuttosto che come uniformità di comportamento, la vera

achdùt è ottenuta dalla consapevolezza che ogni ebreo ha lo stesso

obiettivo di compiere le mitzwòt nel modo ideale. E ciò vale anche

quando parti di ‘Am Israel, compiono la volontà dell’Eterno in modo

diverso, ognuno seguendo il proprio minhàg11 . Anzi, è proprio il fatto

che non sono le azioni ad unirci, ma ciò che le motiva, a rendere unica

l’achdùt di ‘Am Israel. Questo è dimostrato dal fatto che quando

ricevemmo la Torà alle falde del Monte Sinai, il popolo d’Israele era “cheish

echad be-lev echad”, come una sola persona perchè il motivo che li

accomunava era di ricevere la Torà, dal Santo Benedetto12.


Note


1 Per esempio, Pèsach, Shavu’òt e Sukkòt.


2 Per giorni di Mo’èd o Chol ha-Mo’èd si intendono i giorni cosiddetti di mezza

festa tra i primi e gli ultimi giorni di Pèsach e Sukkòt.


3 La lettura pubblica della Torà è un obbligo della collettività. L’individuo non

è tenuto a recuperare la lettura pubblica che ha perduto, anche se ha l’obbligo ogni

settimana di compiere la mitzwà di leggere ogni parashà due volte e di leggere una volta

la traduzione aramaica, il Targum Onkelos (Cfr. Halikhòt Shelomò, Mo’adìm, vol. 2,

Pèsach, 10:22; e Yom Tov Shenì kehilkhatò, 9:13-17, che cita le opinioni di R. Moshè

Feinstein, R. Shelomע Zalman Auerbach, R. El’azar M. Shach e R. Yosef Shalom Elyashiv.


4 Le sole parashòt che si posso leggere insieme negli anni normali sono:

Wayaqhèl-Pequdè nel libro di Shemòt; Tazrìa’-Metzorà’, AcharèMot-Qedoshìm e Behàr

Sinay-Bechuqquotày in Wayqrà; Chuqqàt-Balàq e Mattòt-Mass’è in Bemidbàr; e

Nitzavìm-Wayelèkh in Devarìm. L’ottavo giorno di Pèsach cade raramente di Shabbàt

in un anno bisestile. ָ capitato nell’anno 5776 (2016) e nel 5755 (1995).


5 Il libro di Bereshìt ha 12 parashòt, Shemòt ne ha 11; Wayqrà ne ha 10,

Bemidbàr ne ha 10 e Devarלm 11. In tutto vi sono 54 parashòt. Negli anni non bisestili

vi sono normalmente 354 giorni e solo 50 settimane; per completare il ciclo di lettura

della Torà in un anno è necessario unire alcune parashòt e leggerne due alla volta.

Nell’anno 5779 che era anno bisestile con un mese di Adàr addizionale (Adàr Shenì) è

stato sufficiente unire solo le parashòt di Mattòt e Mass’è per completare la lettura della

Torà in una anno.


6 R. Avraham Yeshayahu Karelitz (Belarus, 1878-1953, Benè Beràq) la più

rispettata autorità di halakhà in Eretz Israel a cavallo della Seconda Guerra Mondiale

affermò che secondo la sua opinione il Maharit era perfino più autorevole di R. Yosef

Caro, l’autore dello Shulchàn ‘Arùkh che visse nella generazione precedente.


7 Nello Shulchàn ‘Arùkh (O.C., 428:4) è scritto che la parashà di Bemidbàr va

letta sempre prima della festa di Shavu’òt.


8 Cfr. il commento di Rashì a Devarìm (4:25).


9 Il Maharit non ha però presentato questo caso. Forse il motivo è che vi sono

anche altri validi modi di giustificare tale ritardo. Infatti le parashòt che non sono unibili,

sono state scelte dove possibile tra quelle che hanno un tema che le accomuna. Tazrìa’

e Metzorà’ hanno in comune il tema della tzara’àt, mentre quelle di Acharè Mot e

Qedoshìm hanno in comune il tema delle ‘arayàt (relazioni sessuali proibite). Behàr e

Bechuqqotày non hanno un tema comune e pertanto si prestano meglio a essere lette

separatamente.


10 R. Shmuel Singer, che nel passato ha già scritto in questa pubblicazione, ha

fatto notare che il sistema di lettura annuale della Torà che seguiamo oggi è quello che

era in voga in Babilonia. In Eretz Israel, vigeva invece un ciclo di lettura triennale e solo

in un periodo successivo fu adottato il ciclo di lettura annuale. Pertanto si può

argomentare che la scelta di unire le ultime due parashòt disponibili derivi dal minhàg

originale della Babilonia, in voga oggi nella Diaspora. In Eretz Israel dopo aver adottato

il ciclo annuale della Babilonia è stato necessario adattarlo all’assenza del secondo

giorno di Yom Tov. Il fatto che in Eretz Israel si sia stato necessario fare così per via della

mancanza del secondo giorno di Yom Tov, non è un buon motivo perchè la Diaspora

cambi il proprio ordine di lettura delle parashòt derivante dalla Babilonia per renderlo

uguale a quello di Eretz Israel.

11 Un esempio simile è quello di Purim Shushàn che viene celebrato a

Yerushalaim nel giorno successivo alla celebrazione di Purim nel resto del mondo.

12 Cfr. Commento di Rashì a Shemòt (19:2)

Dediche
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In memoria di Antonella bat Giuseppina z.l.
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