Minhaghìm delle Selichòt
di Shmuel Singer
Introduzione
Elùl è l’ultimo mese dell’anno ebraico e con la fine dell'anno si avvicina
il momento di fare i conti con se stessi, di esaminare quello che abbiamo
fatto durante l’anno passato e di fare Teshuvà. I Maestri insegnano che
di Rosh Ha-Shanà il Santo Benedetto giudica tutti gli esseri umani,
passandoli in esame ad uno ad uno come fa un pastore con il suo gregge.
Nel giorno di Rosh Ha-Shanà viene dec
iso se l’anno entrante sarà un anno
di benedizione o meno. Le nostre tefillòt (preghiere) e il nostro
pentimento nel mese di Elùl possono servire a cambiare il decreto divino.
Pertanto in questo mese ci si prepara al giorno del giudizio con tefillòt
speciali e atti di tzedaqà (beneficenza).
Il minhàg di recitare selichòt prima dei Yamìm Noraìm (giorni di
timore), come sono chiamate le festività di Ròsh Ha-Shanà e di Kippùr,
è diffuso in tutte le comunità ebraiche. Per il mese di Elùl i nostri antichi
compilarono tutta una serie di Selichòt (preghiere penitenziali e di
richiesta di perdono) e Tachanunìm (suppliche). Al giorno d’oggi i due
minhaghìm più diffusi sono quello ashkenazita e quello sefardita, diversi
nella recitazione delle selichòt, ma di contenuto simile. Anticamente vi
erano altri minhaghìm che sono stati dimenticati o sono rimasti in poche
comunità. Tra quest’ultimi vi è il minhàg italiano delle selichòt, rimasto
in esistenza solo in tre comunità, a Milano, a Padova e a Torino, con
alcune differenze. In questo articolo vengono esaminati e descritti i
diversi minhaghìm e le loro differenze. Tra il minhàg delle selichòt
ashkenazita e sefardita vi sono due sostanziali differenze: la prima nelle
date della loro recitazione e la seconda nella loro struttura.
Quando si recitano le selichòt secondo il minhàg sefardita
I sefarditi iniziano a recitare le selichòt ogni mattina prima della tefillà di
shachrìt (la preghiera del mattino) il giorno dopo Ròsh Chòdesh
(il capo mese di) Elùl e continuano fino alla vigilia di Kippùr compresa. La prima
fonte che cita il minhàg di iniziare a recitare le selichòt è il Sèder (ordine
delle preghiere) di rav ‘Amràm Gaon, che visse nel IX secolo in Babilonia
e fu capo della yeshivà di Sura. In questo ordine delle tefillòt, che è
considerato il più antico, dopo le preghiere di Ròsh Ha-Shanà vi è il sèder
ashmuròt (preghiere da recitare prima dell’alba) che inizia con le parole
“e nei dieci giorni tra Ròsh Ha-Shanà e il giorno di Kippùr a shachrìt
(mattina) e a minchà (pomeriggio) si dice “Avìnu Malkènu”, si va ogni
giorno nei batè kenèsset (sinagoghe) prima dell’alba e si chiede
misericordia iniziando cosi”. Da qui si impara che secondo R. ‘Amràm
Gaon le selichòt vengono recitate solo tra Ròsh Ha-Shanà e Kippùr e non
prima di Ròsh Ha-Shanà. Questo minhàg è spiegato in modo più esplicito
nel Tur (Orach Chayìm, 581) dove è scritto:
Secondo rav Kohen Tzèdeq il minhàg delle due yeshivòt è di recitare
selichòt e tachanunìm nei dieci giorni di teshuvà (penitenziali) e così
afferma rav Amràm Gaon... e rav Hai ha affermato che il minhàg è di
recitare delle suppliche solo nei dieci giorni e abbiamo sentito che in
alcuni luoghi si inizia a Ròsh Chòdesh Elùl perché in quel giorno Moshé
Rabbenu salì sulla montagna [il monte Sinài] per la terza volta e scese
con le seconde tavole della legge nel giorno di Kippùr... e il nostro
minhàg è di iniziare a Ròsh Chòdesh Elùl.
In altre parole in Babilonia l’uso antico era di recitare le selichòt solo tra
Ròsh Ha-Shanà e Kippùr e vi era un altro minhàg di iniziare a recitare le
selichòt da Ròsh Chòdesh Elùl.
R. Yoel Sirkis, autore del commento Bait Chadàsh al Tur scrive
che le ultime parole [del Tur] “e il nostro minhàg” sono una citazione da
R. Yitzchàq Ibn Ghiyàt (XI secolo E.V.). Dopo aver citato l’opinione di Rav
Hai Gaon di iniziare a recitare le selichòt dopo Ròsh Ha-Shanà, R. Ibn
Ghiyàt aggiunse la sua testimonianza che il minhàg in Spagna, dove
abitava, era di iniziare a recitare le selichòt da Ròsh Chòdesh Elùl. Questa
è la fonte del minhàg sefardita.
Nel Sèfer Abudraham di R. David Abudraham di Siviglia, nella
sezione delle tefillòt di Ròsh Ha-Shanà è scritto che:
... dal momento che questo (Ròsh Ha-Shanà) è il giorno del giudizio,
tutto il popolo d’Israele ha l’usanza già al quindicesimo giorno del mese
di Elùl di alzarsi presto di mattina a recitare suppliche e a chiedere
misericordia al Signore Eccelso fino al giorno di Kippùr quando il
verdetto viene firmato. Ci sono luoghi dove ci si usa alzare la mattina [a
dire selichòt] da Ròsh Chòdesh Elùl poiché in quel giorno Moshé sali sul
monte [Sinài] per la terza volta a ricevere le seconde tavole della legge,
pregò per Israele e la sua preghiera venne accettata.
L’inizio delle selichòt secondo il minhàg ashkenazita
Gli ashkenaziti iniziano piu tardi a recitare le selichòt. Nel Machazòr Vitri
(cap. 313), che fu composto in Francia e rispecchia l’uso ashkenazita, è
citato il versetto “Dirshù Hashem be-himmatzeò, qeraùhu bihyotò qaròv”
(Cercate l’Eterno mentre si fa trovare, invocatelo mentre è vicino)
(Yesha’yà- Isaia, 55:6) che, come insegnano i Maestri (Talmud babilonese,
trattato Yevamòt, 49b) si riferisce ai dieci giorni tra Ròsh Ha-Shanà e
Kippùr, quando si fa teshuvà e le nostre preghiere vengono più
facilmente accettate. “E si va di mattina al bet ha-kenèsset prima
dell’alba per chiedere misericordia, e si usa iniziare dall’uscita dello
shabbàt che precede Ròsh Ha-Shanà”.
In Francia e in Germania quando Ròsh Ha-Shanà cadeva di
giovedì o di Shabbàt, vigeva il minhàg di recitare le selichòt prima di Ròsh
Ha-Shanà iniziando dall’uscita dello shabbàt precedente e quindi prima
dell’alba del primo giorno della settimana (domenica). Quando invece
Ròsh Ha-Shanà capitava nel secondo o nel terzo giorno della settimana
(lunedì o martedì)18, si iniziava a recitare le selichòt nel primo giorno della
settimana precedente (domenica). Questo è tutt’oggi il minhàg
ashkenazita.
In altre parole, questo consiste nell’avere sempre almeno
quattro giorni di selichòt prima di Ròsh Ha-Shanà, cominciando però
sempre la loro recitazione di domenica, in quanto inizio della settimana. L’inizio delle selichòt secondo il minhàg italiano
Quando iniziano gli italiani a recitare le selichòt? R. Tzidqiyà Anau nel suo
Shibbolé Halléket (cap. 282) scrive:
Anche prima di Ròsh Ha-Shanà ci si alza di buon mattino per i
ma’amadòt e si dicono suppliche e selichòt. L’ordine del nostro minhàg
è il seguente: se Ròsh Ha-Shanà capita di lunedì si inizia a dire i
ma’amadot dal lunedì precedente e così pure se Ròsh Ha-Shanà capita
di Shabbàt si inizia dal lunedì precedente. Se Ròsh Ha-Shanà capita di
giovedì si inizia dal giovedì precedente. Se Ròsh Ha-Shanà capita di
martedì si comincia dal lunedì della settimana precedente.
Da quello che scrive l’autore dello Shibbolé Halléket si vede che l’uso
italiano è simile a quello degli ashkenaziti; non si iniziano a recitare le
selichòt all’inizio del mese di Elùl ma solo alcuni giorni prima di Ròsh Ha-
Shanà. La differenza tra il minhàg italiano e quello ashkenazita consiste
in due punti:
1. il minhàg italiano non fa cominciare le selichòt di domenica,
bensì di lunedì o di giovedì.
2. il minhàg italiano richiede almeno cinque giorni di selichòt prima
di Ròsh Ha-Shanà.
In pratica, gli italiani cominciano la recitazione delle selichòt sempre un
giorno dopo gli ashkenaziti (ovvero di lunedì), salvo negli anni in cui Ròsh
Ha-Shanà capita di giovedì, dove gli italiani cominciano a recitare le
selichòt il giovedì precedente, ovvero due giorni prima degli ashkenaziti
(escludendo ovviamente Shabbàt, quando non si recitano selichòt).
Il motivo per cui si inizia a dire selichòt di lunedì o di giovedì è lo
stesso menzionato per il minhàg sefardita secondo il quale si inizia a
recitare le selichòt di Ròsh Chòdesh Elùl. Moshé salì sul monte Sinài per
ricevere le seconde tavole della legge nel capo mese di Elùl e nel Midràsh
è detto che il giorno della salita era un giovedì, mentre il giorno della
discesa (Kippùr) era un lunedì. Questo è il motivo per cui questi due
giorni sono stati scelti per l’inizio delle selichòt secondo il minhàg italiano.
Il commento Mishnà Berurà allo Shulchàn ‘Arùkh (581, nota 6)
menziona due motivi per cui la recitazione delle selichòt inizia almeno
quattro giorni prima di Ròsh Ha-Shanà.
Le differenze nei contenuti delle selichòt
Vi è un’altra differenza nel minhàg della recitazione delle selichòt tra
ashkenaziti e sefarditi. I sefarditi dicono ogni giorno le stesse selichòt
senza cambiamenti tra un giorno e l’altro. Gli ashkenaziti invece recitano
ogni giorno selichòt e piyutìm (composizioni poetiche) particolari per quel
giorno.
Il minhàg dei sefarditi si basa sul sèder di Rav ‘Amràm Gaon che
nel suo sèder ha-ashmòret non indica alcuna differenza tra le selichòt che
si recitano fra un giorno e l’altro. Vi è un unico testo per ognuno dei
giorni di teshuvà tra Ròsh Ha-Shanà e Kippùr che viene ripetuto ogni
giorno. Questo lo si impara anche dalle parole di Abudraham che cita le
fonti delle selichòt senza menzionarne il contenuto e, citando Rav
‘Amràm Gaon scrive: “e si chiede misericordia e il chazàn inizia a dire
Ashrè Yoshvè Vetèkha e dopo dice il Qaddìsh e inizia i tachanunìm.
Quando ha finito dice ‘Ve anàchnu lo neda’” e dice il Qaddìsh. Dalle sue
parole si impara che si recita lo stesso testo ogni giorno. E cosi fanno i
sefarditi al giorno d’oggi.
D’altra parte nel Machazòr Vitri (cap. 313) che riporta il minhàg
ashkenazita è scritto: “Il chazàn inizia dicendo ashrè yoshvè vetèkha ...
e comincia con versetti di misericordia nel modo in cui sono ordinati
selichòt e viduy”. Per ogni giorno erano state scelte delle selichòt diverse
e questo era il minhàg in Francia nell’ordine delle tefillòt di Troyes dove
nel capitolo che tratta dei Yamìm Noraìm è scritto:
Nella maggior parte delle località quando Ròsh Ha-Shanà capita di
giovedì o di Shabbàt si dicono le selichòt dall’uscita dello Shabbàt
precedente. .. Quando si viene al bet ha-kenèsset si inizia con shomea’
tefillà.. Poi segue una petichà, un pizmòn, una selichà e un altro pizmòn.
Talvolta ci si dilunga e altre volte si accorcia. E chi abbonda con i
pizmonìm fa cosa lodevole.
In Francia avevano selichòt e pizmonìm speciali per ogni giorno. E questo
è il minhàg degli ashkenaziti fino ai nostri giorni che dicono ogni giorno
delle selichòt diverse.
Nel Shibbolé Hallèqet (282) è spiegato che in Italia si usavano dire
delle selichòt speciali per ogni giorno e scrive:
Ci si alza presto anche prima di Ròsh Ha-Shanà per i ma’amadòt e si
dicono selichòt e tachanunìm in ogni città secondo il rispettivo minhàg
e questo è il nostro minhàg: se Ròsh Ha-Shanà cade di lunedì si
comincia [a recitare selichòt] dal lunedì precedente; se cade di Shabbàt
si inizia dal lunedì precedente; se cade di giovedì si comincia dal giovedì
precedente; se cade di martedì si comincia dal lunedì della settimana
precedente ... e se c’è minyàn di dieci persone il chazàn si alza e si dice
qaddìsh .. e recitano selichòt e viduyim come desiderano”.
Le selichòt a Torino
A Torino si recitano selichòt prima di Ròsh Ha-Shanà e nei dieci giorni di
teshuvà da una lista di sette selichòt; se ne leggono solo tre ogni giorno:
la prima, l’ultima e una di mezzo che varia a seconda del giorno. Alla
vigilia di Ròsh Ha-Shanà e di Kippùr invece si recitano tutte e sette le
selichòt.
Le sette selichòt sono le seguenti: Shofet kol haaretz, Bene Tziyon
hayekarim, Yetzav haE-l le dal shoel, En li Bitachon ki im alekha,
Derashnucha bechol lev, E-lokai al tevisheni bedinì, Sheviyà veaniyà.
Se Ròsh Ha-Shanà cade di lunedì, si recitano selichòt per sette
giorni: prima dell’alba della domenica della settimana precedente si inizia
recitando la prima, la seconda e la settima selichà; di lunedì, la prima, la
terza e la settima e così via per gli altri giorni fino alla domenica vigilia di
Ròsh Ha-Shanà quando si recitano tutte le sette selichòt. Se Ròsh Ha-
Shanà cade di martedì, si recitano selichòt per otto giorni nella stessa
sequenza. Se cade di giovedì si recitano selichòt solo per quattro giorni
da domenica a mercoledì.
E se cade di Shabbàt si recitano selichòt per sei giorni da domenica a venerdì19.
Nei giorni tra Ròsh Ha-Shanà e Kippùr si recitano selichòt nei
giorni feriali intermedi con la stessa sequenza seguita prima di Ròsh Ha-
Shanà. Dopo ogni selichà si recitano le tredici midòt (Hashem Hashem E-l
Rachùm Vechanùn...) . Dopo aver recitato le selichòt si dice il Viddùy
(confessione, che inizia con le parole “Ashàmnu, Bagàdnu”) seguito dal
resto della tefillà di Shachrìt (Tachanùn e Nefillàt Appàim 20). Il 28 del
mese di Elul si aggiunge un piyùt di ringraziamento all’Eterno per la
liberazione di Torino nel 1706 quando i francesi avevano messo sotto
assedio la città21.
Le selichòt a Milano e a Padova
A Milano e a Padova si recitano selichòt prima di Ròsh Ha-Shanà iniziando
sempre o di lunedì o di giovedì, e anche nei giorni feriali intermedi tra
Ròsh Ha-Shanà e Kippùr. A differenza di Torino, dove si dicono selichòt
diverse a seconda del giorno, a Milano e a Padova si recitano ogni giorno
le stesse selichòt. A Padova gli ultimi due piyutìm sono diversi da quelli
di Milano. A Milano vi è anche l’uso che alla vigilia di Ròsh Ha-Shanà e di
Kippùr non si recita il Viddùy nelle Selichòt diversamente da quello che è
scritto nello Shulchàn ‘Arùkh.
In conclusione, i minhaghìm menzionati nelle varie fonti sono i seguenti:
1. Quello babilonese, menzionato da R. ‘Amràm Gaon, secondo il
quale si recitavano selichòt solo tra Ròsh Ha-Shanà e Kippùr,
dicendo ogni giorno le stesse selichòt.
2. Quello spagnolo, citato da R. Yitzchàq Ibn Ghiyàt, secondo il
quale le selichòt venivano recitate da Ròsh Chòdesh Elùl.
3. Quello spagnolo citato da R. David Abudraham, che menziona
l’uso di iniziare a dire selichòt dal quindicesimo giorno del mese
di Elùl.
4. Il minhàg ashkenazita, secondo il quale si inizia a dire selichòt la
settimana prima di Ròsh Ha-Shanà e si continua fino alla viglilia
di Kippùr. Le selichòt vengono recitate per un minimo di quattro
giorni; pertanto se Ròsh Ha-Shanà cade di giovedì o di shabbàt,
si inizia a dire selichòt da Motzaè Shabbàt prima di Ròsh Ha-
Shanà; se invece Ròsh Ha-Shanà cade di lunedì o martedì, si
inizia a dire selichòt da Motzaè Shabbàt della settimana
precedente.
5. Il minhàg italiano menzionato dallo Shibbolé Hallèqet, secondo
il quale si inizia a dire selichòt solo la settimana che precede Ròsh
Ha-Shanà, ma a differenza degli ashkenaziti che iniziano sempre
a Motzaè Shabbàt, nel minhàg italiano si inizia sempre di lunedì
o di giovedì.
6. Il minhàg italiano in uso a Milano e a Padova, che segue lo
Shibbolé hallèqet iniziando a dire selichòt di lunedì o di giovedì e
usando ogni giorno lo stesso testo.
7. Il minhàg italiano in uso a Torino, secondo il quale si inizia a
recitare selichòt di motzaè shabbàt ; ogni giorno si recitano tre
selichòt da una lista di sette, mantenendo fisse la prima e
l’ultima e cambiando la seconda. Nei giorni della vigilia di Ròsh
Ha-Shanà e Kippùr si recitano tutte e sette le selichòt.
R. Yesha’yà Horowitz (Praga, 1565-1630, Tiberiade), autore dell’opera
Shnè Luchòt Ha-Berìt, commentando il versetto “Ognuno presso la
propria bandiera e alle insegne delle loro case paterne accampino i figli
d’Israele” (Bemidbàr - Numeri, 2:2) scrive che l’Arizal “usava dire che cosi
come ci sono quattro bandiere [Yehudà, Reuvèn, Efràim, Dan] nello
stesso modo ci sono gruppi in Israele con diversi minhaghìm: sefardita,
catalano, ashkenazita e italiano e ognuno deve rimanere con la sua
bandiera e seguire il proprio minhàg”.
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17 Rav Singer abita a Brooklyn. È il coordinatore della casherut di Pesach della
Orthodox Union. Si ringrazia Rav Alberto Somekh per aver fornito informazioni sul
minhàg delle selichòt a Torino, il maskil David Muggia sul minhàg delle selichòt a Milano
e il maskÌìl Jacov Di Segni per la revisione del testo e importanti indicazioni.
18 Da quando il calendario ebraico venne reso fisso nel IV secolo E.V. da R.
Hillel Ròsh Ha-Shanà non può mai capitare di domenica, mercoledì o venerdì.
19 Nel calendario fisso che abbiamo Ròsh Ha-Shanà non puo mai cadere di
domenica (affinché Hoshanà Rabbà non cada di Shabbàt) , di mercoledì (affinché Kippùr
non cada di venerdì) e di venerdì (affinché Kippùr non cada di domenica).
20Vengono omesse alla vigilia di Ròsh Ha-Shanà e di Kippùr.
21Alberto Moshé Somekh, Un poemetto liturgico ebraico a commemorazione
degli eventi del 1706, in G. Mola di Nomaglio e a. (cur.), "Memorie dell'assedio di Torino
del 1706 - Atti del Convegno: Torino, 29-30 settembre 2006", Centro Studi Piemontesi,
Torino, 2007, p. 925 sgg.