Hilkhòt Shabbàt - Le melakhòt in sintesi
CATEGORIA 39. «Portare».
Questa categoria comprende:
rimuovere qualsiasi oggetto, per qualsiasi scopo, da un «dominio privato» (reshut ha-iachid ) a un «dominio publico» (reshut ha-rabim) e viceversa;
rimuovere un oggetto in un dominio publico per una distanza di 4 braccia (circa 2 metri).
Che un luogo sia considerato «publico» o «privato» non dipende da questioni di proprieta’.
Per «dominio privato» si intende, sotto questo profilo, qualsiasi luogo chiuso di superficie non minore di 40×40 cm, racchiuso da una cinta alta non meno di un metro. La forma abituale di questo dominio e’ una casa, un giardino o simili. Questo termine include anche una fossa o una montagnola sia pur site in un «dominio publico», se di dimensioni non inferiori a quelle indicate. Un oggetto mobile di queste dimensioni (una scatola o un automobile) costituiscono del pari «dominio privato» anche se si trovano in un luogo publico.
«Dominio publico» significa via, strada o piazza scoperti, frequentati dal publico, aperti da ambo i lati e aventi una largheza di non meno di 8 metri.
Le melachot di questo gruppo comprendono: portare in mano, sul braccio, sulle spalle, nelle tasche, in una borsa o scatola, gettare, spingere, trascinare o consegnare oggetti da un «dominio» all’altro o da un punto all’altro del «dominio publico». Non vi e’ melacha’ se si porta l’oggetto entro i confini del «dominio privato». Se, tuttavia, il «dominio privato» supera una certa grandezza o se e’ occupato da due o piu’ famiglie, trasportare e’ proibito dai Rabbini come ghezera’ (vedi piu’ avanti: karmelit e eruv chatzerot).
Come abbiamo visto questa e’ l’attivita’ caratteristica che l’uomo svolge nella societa’: astenendocene di Shabbat, noi riconosciamo la sovranita’ di D-o sopra il mondo delle relazioni sociali.
La circolazione dei beni materiali, per scopi commerciali, personali o sociali, e’ la linfa vitale della comunita’ ed e’ questa che deve essere dedicata di Shabbat, nella sua interezza, a D-o.
Il carattere di melacha’ di questa attivita’ sussiste solo se l’articolo e’ trasportato nel modo solitamente usato nel corso della settimana per spostare determinati oggetti da un luogo all’altro, vale a dire in mano, in tasca, in una scatola o in modo simile. Se l’oggetto e’ indossato come parte dell’abbigliamento, non costituisce piu’ un oggetto trasportato, ma fa parte della «persona» di chi lo indossa. Pertanto, portare un soprabito sul braccio e’ melacha, mentre indossarlo non lo e’.
Nessuna delle cose che si possono indossare rientra rientra – se indossata – nell’ambito di questa melacha’. Pertanto un fazzoletto puo’ essere portato come sciarpa e se ne possono portare due legati insieme a mo’ di cintura. Se necessario, per una qualsiasi ragione, e’ anche permesso indossare due soprabiti l’uno sull’altro.
Non vi e’ nulla, in alcuno di questi esempi, che abbia il carattere di melacha’. D’altro canto, per essere qualificato come tale, un capo di vestiario dev’essere indossato nel giusto modo: un soprabito gettato sopra le spalle non corrisponde a questo uso.
Le ghezerot comprendono: portare, per strada, oggetti e ornamentiche sia facile togliere e «trasportare» inavvertitamente, per esempio occhiali che non si ha bisogno di portare con continuita’ (c).
Non si puo’ trasportare un bambino di Shabbat: e’ quindi consigliabile non andare con bambini piccoli troppo lontano lontano da casa . Parimenti non si puo’ fuori i bambini in carrozzina o in passeggino. In caso di necessita’ si puo’ tuttavia farlo fare da un non ebreo. I nostri Rabbini hanno prescritto diverse altre regole relative a questa melacha’, alcune delle quali si possono riassumere come segue:
Karmelit (letteralmente, localita’ non frequentata): nome dato dai nostri rabbini ad alcune specie di luoghi che, pur non possedendo le caratteristiche descritte sopra, possono facilmente confondersi con i «domini» indicati nella Tora’:
strade larghe meno di 8 metri o prive di una qualsiasi delle altre caratteristiche del «dominio publico», per esempio un vicolo cieco;
spazio chiuso di piu’ di 1250 m² circa che non sia il cortile di una casa di abitazione (per esempio un parco);
campagna aperta;
laghi, mari, fiumi e spiagge.
É proibito come ghezera’ (a) trasportare du un karmelit a un «dominio publico» o «privato» nonche’ dall’uno o dall’altro di questi a una karmelit e cosi pure trasportare per oltre due metri entro la karmelit.
Mekom petur: letteralmente «posto libero». Vengono designati con questo nome i punti che non hanno le caratteristiche previste dalla Tora’ per i «domini» ne’per la karmelit. Per questi non sono state stabilite ghezerot. Per esempio, uno spazio cintato di meno di 40×40 cm sito in un «dominio publico».
Eruv chatzerot : letteralmente mescolanza o confluenza di diritti relativamente a proprieta’. Se due o piu’ famiglie ebraiche vivono in case vicine comunicanti, o in abitazioni separate del medesimo edificio, non e’ permesso trasportare da un’abitazione all’altra, ne’ nei locali usati i comune da tutti gli inquilini, a meno che non si sia fatto un eruv (ghezera’ di tipo a ). Cio’ significa che le varie famiglie ebraiche uniscono i propri diritti di proprieta’ in modo che le loro abitazioni costituiscano la proprieta’ comune di tutti, e in questo caso la ghezera’ non si applica piu’. Il simbolo di questa proprieta’ comune e’ l’eruv , di regola un pane o una matza’ (pane azzimo), depositati come proprieta’ in comune e dati in custodia a uno degli inquilini. Se ci sono anche famiglie non ebraiche nello stabile, occorre prendere prima in affitto da loro il diritto di passaggio per lo Shabbat. La stessa disposizione vale per un vicolo cieco o un giardino usati in comune da vari inquilini. ( Naturalmente quanto sopra costituisce soltanto un sommario accenno alla procedura:per ogni caso pratico occorre farsi assistere da un Rabbino competente.)
Abbiamo gia’ rilevato la deplorevole ignoranza e negligenza che regna in molti ambienti ebraici relativamente alle disposizioni sul «trasportare» di Shabbat. In realta’, come si e’ visto, queste sono di fondamentale importanza. I nostri Rabbini hanno decretato che le mitzvot dello shofar e del lulav non vengono osservate quando Rosh ha-Shana’ o, rispettivamente, Sukkot cadano di Shabbat. La sola ragione di questo divieto e’ il timore che qualcuno, desideroso di compiere il precetto, dimentichi che e’ Shabbat e porti lo shofar o il lulav in strada. I nostri grandi Maestri hanno giudicato che la sola possibilita’ di profanare lo Shabbat trasportando e’ talmente grave che, anziche’ correre il rischio di profanazione, hanno decretato l’omossione di queste due importanti mitzvot della Tora’. Chiunque, per motivi di convenienza personale, tenda a considerare con leggereza la melacha’ del «trasportare» commette grave errore.
È sperabile che questa rassegna delle categorie di melacha’ abbia dato al lettore una maggire e piu’ profonda conoscenza dell’aspetto pratico della vera osservanza dello Shabbat. Con un po’ di riflessione si vedra’ come ogni fine produttivo, ogni melacha’ individuale che abbiamo esaminato sia l’applicazione pratica del concetto fondamentale dello Shabbat di cui si e’ parlato a lungo nel secondo capitolo. Si vedra’ anche come ogni ghezera’ sia l’espressione della vera yirat shamaim ebraica, della devozione verso D-o e i Suoi comandamenti e della determinazione del popolo ebraico di non permettere che una momentanea debolezza o dimenticanza lo privi del suo fondamentale atto di omaggio e di servizio divino, della cessazione della melacha’ di Shabbat.