Ricordarsi delle sofferenze
Prima che Moshè salisse sul Monte Sinai per ricevere le Tavole Della Legge, lui e settanta anziani stavano ai piedi del monte:
(Shemot 24:10) “Essi videro (una visione del) Signore di Israele: sotto i suoi piedi c’era (una cosa che) assomigliava a un selciato di mattoni di zaffiro ed era, quanto a purezza, simile al cielo stesso.”
Cosa possiamo imparare dalla loro visione?
Rashì spiega che il selciato di mattoni era in presenza dell’Onnipotente, durante il periodo in cui gli ebrei erano schiavi in Egitto, per ricordargli le loro sofferenze, in quanto, quando erano schiavi, erano obbligati a costruire con i mattoni.
Rabbi Yerucham Levovitz spiega che, quando la Torà ci parla degli Attributi Divini, lo scopo è quello di insegnarci come dovremmo imitare HaShem. Di conseguenza, possiamo imparare da qui che quando qualcun altro soffre, non è sufficiente per noi solo cercare di sentire la sua sofferenza in modo astratto, ma bisognerebbe cercare di alleviarla se possibile. Bisognerebbe inoltre compiere qualche azione concreta che ci ricordi chiaramente la sofferenza altrui senza dimenticarla e continuare come se nulla fosse nelle nostre vite.
Anche nei momenti di salvezza e gioia, è importante ricordare la sofferenza provata precedentemente. Questo aggiunge una dimensione completamente nuova alla gioia. Molte persone desiderano solo dimenticare la sofferenza quando questa è passata. L’atteggiamento più adatto è quello di ricordarsela e questo gli permetterà di apprezzare ancora di più il bene che HaShem gli manda.
Riadattamento del link: http://www.aish.com/tp/ss/ssw/114445614.html