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MITZVOT E COMPORTAMENTO ETICO(1)


Rav Yaakov S. Weinberg(2)

Negli ultimi tempi sono stati pubblicati diversi libri e articoli sul deterioramento degli standard morali ed etici nella nostra società. Per esempio, il problema della delinquenza giovanile che sta assumendo proporzioni preoccupanti, è connesso a questo deterioramento. Per questo motivo, sociologi, educatori ed esperti stanno dedicando notevoli sforzi per studiare questi problemi.

E' molto interessante notare l'accordo tra gli studiosi e gli esperti nell'attribuire questo declino ai rapidi cambiamenti sociali che caratterizzano la società contemporanea. Apparentemente una situazione di instabilità non favorisce lo sviluppo di standard di comportamento accettabili. Questi autori riconoscono in modo implicito la necessità di uno standard di valori che serva da base a una vita morale.Dovrebbe essere tuttavia evidente che senza un'unità di misura sulla base della quale giudicare il nostro comportamento non può esistere né morale né etica.

Il problema è dove andare a trovare gli standard. Quando affermiamo che l'Umanesimo non fornisce tali standard, ribadiamo un concetto fin troppo chiaro e facciamo riferimento a qualcosa che la nostra generazione conosce anche troppo bene. La nostra esperienza empirica ci insegna che la più alta conoscenza filosofica non può garantire di modellare della "gente per bene". Non abbiamo forse visto il più civilizzato di tutti i popoli, il popolo tedesco, scendere al livello delle bestie più degenerate? Far dipendere il proprio sistema di valori esclusivamente dal generico desiderio di fare il bene dell'umanità è basarsi su un'illusione. L'essere umano non è in grado di mettere il bene degli altri al di sopra di quelli che appaiono essere i propri interessi senza un motivo giustificante. Nello stesso modo non è possibile fare appello esclusivamente al senso della prudenza e della misura. Nel corso della sua lunga e tortuosa storia l'umanità non si è mai dimostrata capace di farsi guidare dalla prudenza. Il concetto che la rinuncia a un beneficio immediato può tramutarsi in un maggior beneficio in futuro (per esempio, non rubando al mio prossimo, costui mi rispiarmerà il dispiacere di derubarmi nel futuro) non è mai stato un deterrente sufficientemente forte.

Solo il rispetto che siamo capaci di rivolgere a un'entità superiore può darci lo standard che cerchiamo. La base della vera moralità è la consapevolezza che l'Onnipotente ha fatto l'uomo con un contenuto spirituale e quindi a somiglianza divina e che i nostri doveri nei confronti del nostro prossimo non sono altro che una parte dei nostri doveri nei confronti del nostro Creatore. E' questa quindi la soluzione del problema? Dobbiamo fare concentrare i nostri sforzi nell'insegnare alla nostra gioventù la verità del Creatore nella speranza di trovare a seguito del loro riconoscimento di queste verità una nuova fioritura di etica e di bontà? L'esperienza dei popoli che attraverso i secoli hanno fatto di una vita morale la propria prima preoccupazione dimostra l'inefficacia di questa soluzione. Più importante di questo è il fatto che la Torah stessa ci insegna che questa filosofia non è di per sé sufficiente. Le persone di "buon cuore" che amano l'umanità e pensano che sia sufficiente accettare il "messaggio spirituale" dei Profeti, pur non osservando le "leggi di cucina" della Torah, scoprono presto o tardi di non essere capaci di mantenere i loro stessi standard. Un midrash molto noto racconta che prima di offrire la Torah al popolo d'Israele, il Creatore si rivolse agli altri popoli della terra per offrirla a loro.Costoro domandarono: "Che cosa ci viene chiesto in cambio per questo dono"? E tutti, dopo aver sentito la risposta del Creatore, rinunciarono affermando che le condizioni "erano troppo difficili".

Quali erano le risposte che diede loro il Creatore e che causarono il rifiuto di accettare la Torah? Erano forse le leggi della kasheruth che le nazioni trovano tanto astruse? Erano le leggi della purità familiare o quelle dello Shabbath che resero impossibile l'accettazione? No, non erano queste mizvoth.Il midrash ci insegna che le risposte del Creatore ai popoli erano state: "Non rubare", "Non commettere adulterio", "Non uccidere". Questi erano i precetti che avevano reso la Torah inaccettabile ai popoli!

Vediamo dunque con quanta profondità i nostri Maestri hanno dissolto le illusioni e messo a nudo la verità della condizione umana. E' la moralità, è l'etica in quanto tale che sono difficili da praticare. Assoggettare i nostri desideri fisici al controllo del giusto e dell'ingiusto è una battaglia che deve tenerci impegnati per tutta la nostra vita. Detto questo diventa chiaro che una mera accettazione teorica degli standard di bene e di male non ha la capacità di controllare le nostre passioni. Non c'è dunque da meravigliarsi se un popolo di filosofi, umanisti ed esperti in servizi sociali abbia perpetrato orrori la cui comprensione resta al di fuori della nostra capacità mentale. I valori di onestà, integrità e moralità vengono perduti da un popolo le cui scelte morali dipendono solo dalla loro accettazione spirituale e intellettiva del significato di bene e di male.

Gli standard morali costituiscono il primo passo. Sono essenziali, ma da soli non sono sufficienti. E' necessario trovare il sostegno che ci possa aiutare a mettere tali standard in pratica e questo aiuto lo possiamo trovare unicamente nella Torah. Di nuovo possiamo chiarire questo punto con un noto fatto descritto dal Talmud. Quando a Hillel fu chiesto di riassumere l'elemento essenziale della Torah egli rispose: "Non fare agli altri quello che a te è sgradito. Il resto è commento, vai e studialo." Le implicazioni di questo insegnamento così famigliare sono però spesso ignorate. Ci siamo mai domandati come questa affermazione di Hillel possa rappresentare la summa di tutti gli elementi della Torah? Ha forse questa asserzione qualcosa a che fare con i tefillin? Le leggi della sukkah sono forse un commento alla frase di Hillel?

In realtà Hillel voleva rivelarci l'essenza dell'insegnamento della Torah. Se vogliamo effettivamente imparare a trattenerci dal fare agli altri quello che non vogliamo sia fatto a noi, dobbiamo studiare la Torah per osservarne le leggi. E' la Torah con le sue mitzvoth che ci dà il mezzo, l'unico mezzo a nostra disposizione, per prevalere nella nostra continua battaglia per il bene. La soluzione del problema è quella di sottometterci costantemente ai comandi della Torah. Non è questa la sede per discutere delle profonde implicazioni di questo insegnamento nella comprensione dei rapporti tra mente e corpo e tra uomo e l'Onnipotente. Per il momento è sufficiente concentrare l'attenzione sul contenuto di questo insegnamento. Per vivere una vita nobile e di kedushah sono necessarie le nostre azioni; un "cuore ebraico" non basta.

E' vero che l'osservanza delle mitzvoth ci dà una forza di autodisciplina e di autocontrollo. In tutte quelle aree dove si trovano i più basilari bisogni e istinti umani, là troviamo i dinim (regole) della Torah. Hai fame? Prima lava le tue mani, pronuncia la berakhah (benedizione) appropriata e quindi mangia. E questo solo dopo esserti accertato che il cibo che hai davanti possa essere mangiato. Questo vale per ogni bisogno e desiderio umano. E' vero che la nostra costante sottomissione al volere del Creatore genera umiltà e senso di proporzione che ci aiutano ad affrontare problemi etici di ogni giorno. E' anche vero che rispettando le mitzvoth sviluppiamo in noi stessi un senso di vicinanza con l'Onnipotente, che ci permette di arrivare a un livello di kedushah e divenire i più elevati fra tutti gli esseri creati.

Tutto questo è vero e veri sono i benefici. Esiste però una verità più elevata di queste verità e un beneficio più importante di questi benefici: il Padrone del mondo ci insegna che sono queste mitzvoth e questi comportamenti che ci rendono morali e sensibili all'aspetto etico della vita; inoltre la fiducia che poniamo nel Creatore ci dà sicurezza..


Un compito di primaria importanza ...è quello di far comprendere...che osservare lo Shabbath è qualcosa di più dell'adempimento delle regole di comportamento nei confronti del Creatore; che mangiare matzoth a Pesach contribuisce ben più che il merito di una mitzvah. Queste mitzvoth ci danno la forza spirituale e la capacità di sottomettere i nostri istinti e rendono possibile quell'autocontrollo necessario per vivere una vita morale...


Questa verità costituisce anche un'importante responsabilità per i genitori ebrei. Il loro comportamento quotidiano deve essere quello di vere e proprie cittadelle di moralità. Perché, come abbiamo già costatato, solo dall'osservanza quotidiana dei più dettagliati comandamenti della Torah possiamo trovare la pratica e lo sviluppo del carattere che potranno fare della nostra gioventù "un regno di kohanim e un popolo kadosh" seguendo il destino che ci è stato assegnato. __________________________________

  1. L'articolo fu pubblicato nel gennaio 1965 nella rivista The Jewish Parent,e nel 1975 con il titolo Mizvos as "Springboards" for Ethical Behavior, nell'antologia Building Jewish Ethical Character a cura di Joseph Kaminetsky e Murray I. Friedman,pubblicata dalla Fryer Foundation(An affiliate of Torah Umesorah,The National Society for Hebrew Day Schools,New York.) Tradotto in italiano da Guido Vitale. Con permesso di Torah Umesorah

2. Rosh Yeshivah,Ner Israel, Toronto (1965-71) e Ner Israel,Baltimore (1987- 1999)....Fu talmid di Rav Shraga Feivel Mendlowitz, Rosh Yeshivah di Torah Vadaath a Brooklyn, e poi di Rav Yitzchak Hutner,Rosh Yeshivah di Yeshivath Chayyim Berlin anch'essa a Brooklyn,e infine di Rav Yaakov Yizchak Ruderman,Rosh Yeshivah di Baltimore.

Dediche
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In memoria di Antonella bat Giuseppina z.l.
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