Le 613 mitzwòt – Shelàch
Nella Parashà di Shelàch sono ricordate tre mitzwòt importanti, molto frequenti nella vita quotidiana della maggior parte degli ebrei. La mitzwà della hafrashàt challà (386), dello tzitzit (387) e il divieto di andare dietro i propri occhi e dietro altre ideologie (388). Queste ultime due mitzwòt sono ricordate nell'importante passo di wayomèr che è il terzo brano dello Shemà Israèl.
1. 386 (mizvàt 'asè 153) Estrarre il prelievo dall'impasto e donarla a un Kohèn, com'è detto: E dall'inizio dei vostri impasti donerete una challàh... (Bemidbàr 15:20).
Se l'impasto è composto da uno dei cinque tipi di dagàn (grano, orzo, spelta, avena o segale) se ha un volume di farina pari a quarantatrè betzìm e un quinto di betzàh (pari a 1.560 grammi) e quest'impasto è dedicato alla realizzazione di pane destinato al consumo dell'uomo, è tenuto ad estrarre il. Se l'impasto è a base di farina di grano, l'obbligo nasce da quando si mescola la farina con l'acqua. Se l'impasto è a base di farina d'orzo, allora da quando si crea un solo amalgama. La quantità da prelevare in Eretz Israèl una volta era pari a un ventiquattresimo dell'impasto per un privato, e di un quarantottesimo dell'impasto per un fornaio. Fuori da Eretz Israèl da sempre invece la quantità era minima, perché il motivo principale dell'obbligo ivi è affinché non si dimentichi quest'importante mitzwà. Ciò nonostante oggi anche in Eretz Israèl la quantità è minima, perché non può essere donato a un Kohèn, che comunque deve essere in stato di purità per consumarlo. Pertanto oggi sia in Eretz Israel che fuori il pezzo va eliminato. Un tempo si poteva eliminare attraverso il fuoco vivo del forno, ma oggi metterlo nel forno provoca numerosi problemi di halakhà, che possono giungere al rendere il forno non kashèr [in tali casi si ponga una domanda di halakhà specifica a un morèh horaà]. Pertanto si bruci il pezzo attraverso un fuoco a sé stante [ponendo attenzione che anche l'oggetto con cui viene bruciato non si renda vietato], oppure si inserisca in due sacchettini e si butti nell'immondizia, così da eliminarlo. Si recita sulla hafrashàt challà la relativa berakhà. Maggiori dettagli sulla mitzwà della hafrashàt challà in italiano si trovano nel libro "Le Mitzwot delle Donne".
Questa mitzvàh si applica sia per gli uomini che per le donne.
2. 387 (mizvàt asè 154) Realizzare uno tzitzìt sugli angoli dei vestiti, com'è detto: E faranno per loro lo tzitzìt sugli angoli dei loro vestiti (Bemidbar 15:38).
Un abito che s'indossa di giorno, che ha almeno quattro angoli, e che è grande sufficientemente per coprire con esso la testa e la maggior parte del corpo di un bambino che può andare da solo al mercato senza necessità di qualcuno che lo protegga, necessita di tzitzìt secondo la Torà se è di lana o lino. Nel caso fosse di altri tessuti, l'obbligo dello tzitzìt è midivrè soferìm soltanto, ossia per disposizione rabbinica. Se lo tzitzìt è di lana o lino può applicarsi anche su altri tipi di tessuto di cui è composto l'abito, mentre se è di un altro tipo di tessuto,si può applicare sono su un abito composto da quello stesso tessuto.
Un tempo c'era il tekhèlet, un colore azzurro simile al cielo, con cui si colorava uno dei fili dello tzitzìt. Anche se non presente il tekhèlet, si compie comunque la mitzwà. Oggi non è chiaro a cosa corrisponde il tekhèlet.
I fili sono quattro, che vanno infilati in un buco entro 3 etzba'òt (circa 5 cm) dall'angolo del vestito, e si ottengono quindi otto fili uscenti. Ogni filo dev'essere lungo non meno di 4 etzba'òt (8 cm) e l'uso è di essere rigorosi a tenere almeno 12 etba'òt (24 cm).
La bellezza dello Tzitzit, che un terzo sia di nodi (ghedil) e due terzi di fili fuoriuscenti ('anàf).
Chi si è coperto con un abito che ha quattro angoli e non vi ha posto lo tzitzìt, ha annullato una mitzwàt 'asè, che è un obbligo di ogni ebreo quando indossa tale abito.
Questa mitzwà è molto importante ed è stata paragonata a tutte le 613 mitzwòt assieme; grazie a questa mitzwà è possibile ricordarsi tutte le altre mitzwòt.
Si applica in ogni tempo e luogo solo per gli uomini e non per le donne.
3. 388 (Mizvàh Lo Ta'asèh 234) Non girovagare dietro i pensieri del cuore e quanto visto dagli occhi, com'è detto 'E non girovagherete dietro i vostri cuori e dietro i vostri occhi' (Bemidbar 15:39)
Non girovagare dietro il cuore significa che è vietato lasciar posto in cuore a qualcosa che possa ח"ו sradicare anche solo parte della nostra fede, perché lo Yetzer HaR'à vorrà sfruttarla per rendere tale persona eretica, non sia mai. Così è vietato andare dietro gli occhi, ossia guardando donne vietate o con mancanza di pudicizia (Tzeni'ut in base a quanto prescrive la halakhàh), o avendo pensieri dietro donne. Bisogna porre molta attenzione a non avere pensieri vietati, perché molto dipende da quanto si pensa, pertanto una persona deve purificare i suoi pensieri con tutte le sue forze. [A nome del Ba'al Shem Tov dicono che se una persona ha problemi ח"ו con i propri figli deve sapere che ha reso difettoso il suo pensiero. Sapendo ciò, se corregge questo fattore, Be"H i problemi si risolveranno positivamente più facilmente.]
Nonostante sia un divieto su cui non si riceve pena fisica non essendoci alcuna azione, ma solo pensiero, è comunque un divieto molto grave, che lo può portare a perdersi nel mondo, non sia mai. Perché il pensiero rende impuro tutti i 248 evarim ~ membri e i 365 ghiddim, sia del corpo fisico che quello spirituale. Si stia quindi molto attenti a quanto si pensa, e otterrà bene. [E' possibile esercitare il pensiero pian piano, in particolare evitando di osservare quanto può portarlo a pensieri non idonei.]
Questa Mizvàh si applica in ogni tempo e luogo sia per gli uomini che per le donne.